“Libano, un Paese zombie. Il porto distrutto è la metafora”

“I donatori avevano proposto un taglio delle spese per settore pubblico. Eravamo alla vigilia delle elezioni. Invece di ridurre hanno assunto nuovi impiegati statali. Le riforme non sono mai state fatte. Dopo le rivolte popolari, Saad Hariri si è dimesso. Ma il nuovo governo di Hassan Diab ha continuato nella stessa strada per volere degli Hezbollah”.

A quanto è arrivata l’inflazione?

“Al 50 per cento al mese. Stiamo andando verso il modello venezuelano”.

Cosa prevede per il futuro?

“Siamo al centro dei conflitti regionali. Hezbollah vorrebbe aggregare il Libano all’alleanza con l’Iran e con la Cina. L’Occidente chiede riforme che nessuno può imporre per la contrarietà di Hezbollah. Con la stessa struttura della politica io non vedo una soluzione”.

Lo stesso presidente Michel Aoun si è chiesto come mai tutto quel nitrato di ammonio fosse fermo al porto da più di sei anni.

“Perché né lui, né il primo ministro e neppure l’ex premier non hanno fatto nulla? Evidentemente la sicurezza era nelle mani di Hezbollah. Tutti lo sapevano. E forse c’era di più, ossia armi”.

Ha avuto danni?

“La mia casa era di fronte al porto. È distrutta. Per fortuna i miei tre figli ed io eravamo a Tripoli, la mia città natale”.

QN.NET

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