Tridico, il presidente Inps: «I deputati col bonus un caso montato per il referendum? Querelo chi lo dice»
«Che cosa? Un caso montato di proposito, un modo per lanciare il referendum sul taglio dei parlamentari? Non solo non è vero. Ma chi lo dice, chi lo scrive, ne dovrà rispondere in tribunale. Ne va della mia dignità». Chi in queste ore è riuscito a parlare con il presidente dell’Inps Pasquale Tridico si è trovato davanti una persona a dir poco furiosa. Arrivati al terzo giorno un po’ di polvere si è posata, e nel caso dei deputati col bonus prende sempre più quota la seconda domanda. Non solo perché quei tre deputati, nel pieno rispetto della legge, abbiano chiesto un bonus pensato per chi era in difficoltà. Ma anche perché il caso sia esploso solo adesso, quando manca meno di un mese al referendum sul taglio del numero dei parlamentari, che per di più farà da traino al voto in sette Regioni.
Tridico nega che si tratti di un’operazione politica. «Chi dice queste cose dovrebbe anche dimostrarlo, invece di sparare accuse nel vuoto». Nega, soprattutto, che dietro ci sia la sua mano, e minaccia querele. Assicura che se il Parlamento lo chiamerà a riferire, cosa più che probabile, «darò lì tutte le spiegazioni». Eppure nel palazzo, a destra come a sinistra, sono in tanti a chiedere le sue dimissioni.
Che il presidente dell’Inps sia organico al Movimento 5 Stelle nessuno lo può negare. Calabrese, 45 anni tra un mese, professore di Politica economica all’università di Roma tre, Tridico era stato indicato come ministro del Lavoro nella squadra di governo che Luigi Di Maio aveva presentato prima delle elezioni di due anni fa. La stessa in cui Giuseppe Conte doveva essere solo ministro della Pubblica amministrazione, per capirsi. Poi le cose sono andate come sono andate. E lui è stato in qualche modo «risarcito» con la presidenza dell’Inps, forse la macchina più potente di tutta la pubblica amministrazione italiana. «Ma un conto è la politica, un conto sono le istituzioni», dice lui a chi ci ha parlato.
Pages: 1 2