Tridico, il presidente Inps: «I deputati col bonus un caso montato per il referendum? Querelo chi lo dice»

Le zone d’ombra, tuttavia, restano. L’inchiesta interna per capire come il caso sia uscito, pur in assenza di irregolarità, va avanti. La freddezza con il direttore generale Gabriella Di Michele cresce. Tutti vogliono capire come mai il responsabile dell’unità antifrode dell’Inps, Antonello Crudo, lo abbia informato a maggio dei duemila politici che avevano chiesto il bonus, in base ad un serie di controlli mirati vista la loro diversa posizione previdenziale. Ma, anche se la conclusione dell’Antifrode era che la frode non ci fosse, quell’elenco è rimasto in qualche cassetto e poco più di due mesi dopo ha fatto esplodere il caso. Tridico continua a negare, a minacciare querele. Resta il fatto che negli ultimi mesi i rapporti fra lui e il Movimento 5 Stelle si erano raffreddati. Parecchio.

La gestione delle pratiche della cassa integrazione aveva fatto perdere la pazienza al premier Giuseppe Conte e all’ex capo politico del Movimento Luigi Di Maio. I numeri erano oggettivamente insostenibili per una macchina tarata per il tempo di pace, non per l’economia di guerra dell’era Covid. Ma quando il governo ha cominciato a studiare la riforma degli ammortizzatori sociali, una delle ipotesi sul tavolo è stata quella di creare una nuova agenzia per la cassa integrazione. Togliendo a Tridico, in prospettiva, una brutta gatta da pelare, ma anche una bella fetta di potere. C’era un rapporto politico da recuperare? Lui continua a negare. E ricorda che il suo motto è «forte con i forti, generoso con i deboli». Ma forse un pezzo della spiegazione di come sono andate le cose potrebbe essere proprio qui.

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