Zaia cerca il tris e la leadership della Lega. Elezioni venete sono un derby con Salvini
Poi, d’improvviso, ecco la rivincita di Salvini, con Zaia che è entrato in imbarazzo. Si scopre, infatti, che nella mandria dei ‘furbetti’ che intasano gli enti locali ci sono ben due consiglieri regionali della Liga Veneta, Riccardo Barbisan e Alessandro Montagnoli, e il suo vicepresidente, Gianluca Forcolin. Zaia è disposto a sacrificare i primi due, ma vuole ‘salvare’ il terzo, Forcolin, che avrebbe presentato la domanda, peraltro stoppata sul nascere da lui stesso, per colpa “di uno studio associato di cui è socio di minoranza”. Insomma, da ieri, in imbarazzo ci è finito il ‘doge’ Zaia.
Inoltre, il commissario leghista della Liga Veneta, Lorenzo Fontana, ex ministro spedito da Salvini in partibus infidelium (quelle di Zaia, sempre troppo autonomo) per fare ordine ha impartito un ordine squisitamente ‘politico’, a Zaia, un vero e proprio diktat arrivato da via Bellerio. In pratica, i componenti della giunta Zaia (otto) e il capogruppo in Regione si devono candidare sotto le insegne della Liga, non nelle liste ‘Zaia presidente’, che sono ben due.
Il motivo, in questo caso, è il timore di Salvini di vedere la lista della sua Lega (in Veneto ‘Liga’) schiacciata, svuotata, dalla lista ‘pro-Zaia’ che potrebbe anche doppiarla. Infatti, i sondaggi danno la lista Zaia al 36-38% e la lista ufficiale della Liga non oltre il 18-20%. Insomma, la guerra ‘non dichiarata’ tra Salvini e Zaia continua e senza esclusione di colpi.
In ballo potrebbe esserci persino la guida ‘nazionale’ futura della Lega, cui il ‘doge’ pare aspiri. Zaia si è preso una notte per decidere sul diktat salviniano sulle candidature nelle liste e sul futuro dei suoi tre uomini, ma non vuol ‘mollare’ Forcolin, di cui si fida, e candidarlo. In attesa che la notte porti consigli (a Zaia, e pure a Salvini) ci sarebbe da dire dei competitor, alle Regionali, del ‘doge’. Ma, di fatto, è tempo perso.
Sette veneti su dieci (68-72%) sono pronti a incoronarlo di nuovo presidente di Regione. Staccatissimo il candidato del centrosinistra, Arturo Lorenzoni, accreditato di una forbice tra il 16 e il 20%. Il pentastellato Enrico Cappelletti ‘vanta’ percentuali che non vanno oltre il 4-8%, ma riesce a fare ancora peggio la candidata di Italia Viva, Daniela Sbrollini, ferma al 2-6%. Insomma, la sola vera partita che si giocherà in Veneto è quella tutta interna tra il doge Zaia e la Liga di Salvini.
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