Caos Roma: il Pd (senza nomi) spera che la Raggi si schianti

Prima, però, bisogna trovarlo, e non sembra affatto facile: il no di Enrico Letta («Grazie ma faccio altro, e oltretutto non sono di Roma») ha molto irritato il Nazareno. Un parlamentare attacca: «Qui sono tutti fenomeni quando si tratta di dare interviste e spiegarci il riformismo, ma appena si tratta di elezioni scappano». Nel Pd si continua a sperare di far cambiare idea a Sassoli, ma per lui vorrebbe dire abbandonare con sei mesi di anticipo la presidenza del Parlamento europeo e dimettersi da eurodeputato, rinunciando ad un ruolo e una autorevolezza politica nella Ue costruito negli anni a Bruxelles, per andare ad occuparsi di discariche a Roma. Chi lo conosce bene assicura che non ci pensa neppure, ma il segretario intende tornare alla carica, dopo le Regionali. Una parte del Pd però preme per accelerare, accantonando ogni accordo con i 5s: «Il loro modello è drammatico e fallimentare: servono subito primarie», dice l’ex braccio destro di Zingaretti in regione Smeriglio, che punta sul giovane presidente di un municipio romano, Amedeo Ciaccheri.

Intanto persino in casa M5s c’è chi intuisce che la ricandidatura Raggi è un suicidio, e che Grillo, Di Maio e compagnia la appoggiano solo per superare la «regola» dei due mandati e ricandidarsi in massa: «A Roma sono stati commessi molti errori – denuncia a nome di molti il consigliere comunale Stefano – basti dire che da due anni siamo senza assessore ai rifiuti. Superare i due mandati con un Raggi bis ci toglie ogni credibilità».

IL GIORNALE

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