Israele, la pace con gli Emirati è solo l’inizio. Seguiranno Bahrein e Oman

Senza dubbio, l’accordo è un vero “game changer”in tutto il Medio Oriente e provocherà un effetto a catena nel Golfo Persico e in tutto il mondo arabo.

Gli Emirati Arabi Uniti saranno il terzo paese arabo, dopo Egitto e Giordania, ad intrattenere relazioni diplomatiche con la diplomazia israeliana.

Dopo i successi diplomatici ottenuto da Israele nel continente africano (ultimo dei quali la normalizzazione delle relazione con lo stato a larghissima maggioranza musulmana del Ciad), l’accordo di oggi con gli Emirati non sarà l’ultimo: i primi a seguire saranno il Bahrein e l’Oman.

Secondo le prime indiscrezioni, Israele ha accettato di sospendere il progetto di annessione della West Bank, rinunciando alla dichiarazione di “sovranità” sulla Cisgiordania, come previsto dal piano di pace presentato dall’Amministrazione Usa lo scorso gennaio, e garantirà un maggiore accesso al mondo musulmani a luoghi sacri della moschea di Al-Aqsa nella Città Vecchia di Gerusalemme.

Ma l’accordo di ieri mattina è anche una sconfitta per i molti nemici di Israele a cominciare dall’Iran e dai suoi proxy.

Gli “Accordi di Abramo” sono per Teheran una pessima notizia che indebolisce radicalmente le capacità di azioni dell’Iran nel Golfo e vanifica una parte rilevante della narrativa antisemita e antisionismo promossa in questi anni dal regime.

Anche per questo motivo la normalizzazione dei rapporti fra Israele e gli Emirati rappresenteranno per lungo tempo un fattore di nuova stabilità in tutto il Medio Oriente.

La morte di Qassam Soleimani, artefice dell’esportazione del “modello Hezbollah” in tutto il medio oriente aveva già sensibilmente ridotto il progetto iraniano della “mezzaluna sciita”: la creazione di un’area omogenea di instabilità permanente che avrebbe fisicamente, e pericolosamente, unito il regime di Teheran con la frontiera nord di Israele. Un alleanza fra stati falliti (la Siria) e le molte milizie armate e finanziarie da Teheran in Iraq (Hashd al-Shaabi ) e in Libano (gli Hezbollah) in grado di rappresentare una minaccia esistenziale per Israele.

E se a ciò aggiungiamo il sostegno di Teheran alle milizie Houthi in Yemen che hanno fatto scivolare il paese in una guerra senza fine, e le continue minacce di Teheran nei confronti de paesi del Golfo, possiamo meglio comprendere la scelta di ieri della monarchia sunnita di Mohammed Bin Zayed: all’instabilità permanente, al sottosviluppo cronico e all’esportazione del terrorismo di Teheran, meglio propendere per un solido accordo di pace con Israele e con gli Stati Uniti d’America.

Ma l’accordo di ieri non aprirà soltanto la strada a molti accordi economici e commerciali fra Israele e Emirati, molti dei quali saranno già siglati durante l’Expo di Dubai del 2021, ma fornirà anche la “green light” per un’intensa cooperazione fra i due paesi nei settori militari e dell’intelligence, a cominciare dalle tecnologie di difesa missilistica.

L’Europa ha tutto l’interesse a sostenere con forza l’accordo creando a sua volta forme di partnership rafforzata con i paesi del Golfo e Israele, come anche la Nato potrà elevare ulteriormente il livello della partnership già avviata con i paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo.

Infine, non va sottovalutata la forza narrativa dell’ ”Accordo di Abramo”.

Ebrei, Cristiani e Musulmani, considerano Avraham/Abramo/Ibrahim il patriarca del Monoteismo e la forza evocativa di tale scelta non può lasciare indifferenti né l’occidente, né il mondo arabo.

L’HUFFPOST

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