Sulla scena del meeting. Riecco Draghi, l’alchimista delle parole

di RAFFAELE MARMO

Non sappiamo se diventerà l’uomo della Provvidenza e, eventualmente, con quale ruolo e con quale missione. Ma di sicuro nelle rare occasioni nelle quali interviene pubblicamente lascia un segno. E, dunque, non c’è da stupirsi per l’attesa che osservatori più o meno interessati manifestano in queste ore per il discorso che Mario Draghi terrà al Meeting di Rimini come ospite principale della kermesse ciellina. L’ex numero uno della Banca centrale europea era stato invitato prima dell’esplodere della pandemia: e già questa, del resto, era un’indicazione precipua del termometro o del borsino di un’organizzazione, come Cl, tradizionalmente sensibile alla politica in senso lato e a chi la incarna o può incarnarla.

Ma è di tutta evidenza che l’emergenza Coronavirus ha, al tempo stesso, rivoluzionato ampiamente il contesto di riferimento e reso più stringenti ma anche più variabili le possibili traiettorie della più autorevole riserva della Repubblica.

Come accade in questi casi, il ritorno sul palcoscenico dell’ex governatore di Bankitalia, dell’ex Direttore generale del Tesoro, dell’ex più ex che ci sia in circolazione fa salire inevitabilmente l’attenzione dei Palazzi sulle collocazioni future dell’uomo: e così tornano a moltiplicarsi speculazioni e retroscena sui destini del governo in carica o sugli inquilini prossimi venturi del Quirinale. Eppure, a maggior ragione per Draghi, i ruoli sono e possono essere conseguenza delle missioni e delle funzioni che si è chiamati a svolgere in un impasto da alchimista di tecnica e politica.

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