Mario Draghi, i giovani e la nostra grande occasione per ripartire
di Nicola Saldutti
L’ex presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, ha scelto il Meeting di Rimini per tornare su uno dei temi che in questi anni ha sottolineato con più forza, la necessità di orientare gli interventi delle politiche economiche, ma non solo, al patrimonio più rilevante di cui dispongono i Paesi, le società, ancor di più prezioso in una fase di grande smarrimento come questa: i giovani. Ed è a loro che si è rivolto in questi anni l’ex allievo di Federico Caffè, con lo scopo di spingere governi, istituzioni, politiche a non perdere di vista la loro centralità. Il messaggio è chiaro: bisogna dar loro di più, investire sulla loro formazione se si vuole davvero ripartire. Un appello che arriva dopo molti richiami a questa urgenza. «Nonostante sia la generazione meglio istruita di sempre, i giovani stanno pagando un prezzo troppo alto per la crisi. Per evitare di creare una “generazione perduta” dobbiamo agire in fretta», diceva nel 2016. Il tema era, e resta «la disoccupazione giovanile in quanto impedisce ai giovani di svolgere un ruolo attivo e significativo nella società». Una situazione che «danneggia seriamente l’economia, perché a queste persone, che vorrebbero ma non riescono a lavorare, viene impedito di sviluppare le loro competenze. Per evitare una generazione perduta dobbiamo agire rapidamente», chiedeva.
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