Draghi: sussidi per crisi Covid finiranno, investimenti massicci su giovani e istruzione. Ritorno alla crescita priorità assoluta
di Gianni Trovati
Il veleno prodotto in dosi più massicce dalla pandemia è
l’incertezza. E l’antidoto che la politica economica deve mettere in
campo in fretta è la costruzione di un futuro sostenibile abbandonando
la fase dei sussidi, necessaria ma inevitabilmente temporanea. Perché la
crisi economica prodotta dal Coronavirus ha determinato un’impennata di
deficit e debito senza precedenti, che per essere sostenibile deve
essere impiegato negli investimenti per la crescita. L’intervento di
Mario Draghi nell’apertura del Meeting di Rimini ha tracciato con
chiarezza i termini delle sfide colossali che attendono i governi nel
prossimo futuro. E implicitamente ha offerto un metro efficace per
misurare la distanza fra queste sfide e i temi che occupano in queste
settimane il dibattito pubblico italiano. Perché l’ex presidente della
Bce si è guardato bene dall’entrare nell’analisi puntuale di questa o
quella misura decisa a Roma come a Bruxelles. Ma ha indicato
l’orizzonte, dominato da alcune, chiare questioni cruciali.
Debito buono e debito cattivo
Debito e futuro sono due temi intrecciati in un nodo inscindibile. Non solo perché il secondo sarà dominato dal primo, prodotto in questi mesi in quantità «senza precedenti». Ma soprattutto perché il debito da pandemia andrà indirizzato in fretta agli investimenti produttivi (a partire da istruzione e giovani) che servono alla crescita, a sua volta presupposto indispensabile per la sua sostenibilità, archiviando quanto prima la stagione di bonus e sussidi. Sul punto Draghi è stato chiarissimo: «Il debito – ha detto – è destinato a rimanere elevato a lungo e sarà sostenibile, continuerà cioè a essere comprato da Paesi, istituzioni, mercati e risparmiatori, se sarà utilizzato a fini produttivi in investimenti in capitale umano, innovazione e ricerca». Accanto a questo «debito buono» esiste un «debito cattivo», acceso per alimentare spese correnti e aiuti di breve termine anche sull’onda dell’illusione dei tassi bassi. Che da soli «non sono garanzia di sostenibilità» del debito, perché «la percezione dei mercati è altrettanto importante, e quanto più si deteriora, tanto più diventa incerto il quadro di riferimento».
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