Covid e spiagge: controlli, distanze fai da te e divieti (infranti). L’estate dell’anarchia

Per fare qualche esempio: il lido «Cocoloco» di Falconara Albanese (provincia di Cosenza) e lo stabilimento accanto, pur insistendo su un tratto di costa balneabile indicata sul Portale come vietata per la stagione 2020, hanno lavorato a pieno regime. Costo di un ombrellone: 13 euro. Menù di Ferragosto: 35 euro. Fino al 22 agosto tutto esaurito. Sulle spiagge di Punta Ala (Grosseto), sono quattro i lidi adagiati su un tratto di costa teoricamente «vietata per inquinamento fino al 30 settembre», mentre verso gli Castiglione della Pescaia gli stabilimenti sono cinque.

Il Cocoloco di Falconara Albanese

Regole per spiagge libere e stabilimenti: com’è andata a finire?

Veniamo alle spiagge: riaperte dappertutto fra fine maggio e inizio giugno. Il Governo ha diffuso un documento di indirizzo, Regioni e Comuni hanno provveduto a dettare le regole. In generale, spiagge libere su prenotazione e lauti finanziamenti ai Comuni costieri per far rispettare le misure di sicurezza; stabilimenti costretti a regole ferree. Per tutti: distanza di almeno un metro fra i bagnanti, cinque metri tra le file degli ombrelloni e 4 metri e mezzo tra gli ombrelloni della stessa fila. Queste le linee guida approvate da Inail e Istituto Superiore di Sanità in prima battuta e poi ridimensionate (per gli stabilimenti) a poco più di 3 metri fra un ombrellone e l’altro a seguito delle rimostranze delle associazioni di categoria e delle Regioni. Come sta andando nella pratica?

La spiaggia di Ostia In Friuli per andare in spiaggia la prenotazione è «consigliata», ma vale solo se si intende pagare uno stabilimento balneare. Per le spiagge libere le regole sono, almeno formalmente, più rigide. Per esempio a Grado la distanza fra un ombrellone e un altro deve essere di 10 metri, mentre per gli stabilimenti ne bastano 4,5. Vuol dire che lì il virus è stato considerato meno contagioso?
In Veneto il Comune di Jesolo ha un’app per prenotare le spiagge libere, e una ditta che per 81 mila euro dovrebbe controllare che tutti rispettino le norme di sicurezza sanitaria fino al 31 agosto. Una cifra significativa visto che quasi il 70% della costa è occupata da oltre 90 stabilimenti balneari.
Anche in Emilia Romagna il 69,3% delle spiagge fruibili è occupato da stabilimenti balneari. Svetta Rimini: 231 lidi spalmati su 15 chilometri di costa. A giudicare dalle immagini rese disponibili dalle cronache estive, la regola della distanza di almeno 3 metri e mezzo fra un ombrellone e l’altro, in più di un lido, dev’essere saltata.

La spiaggia di Castiglione della Pescaia In Puglia la Regione ha stanziato 500.000 euro ai 69 Comuni costieri per garantire il controllo dei tratti di costa liberi. Non devono essere bastati, visto che il Governatore Emiliano a inizio agosto parlava di «norme anti covid ignorate».
In Sicilia su 425 chilometri di costa il 21,8% è in concessione, mentre un altro 18,9% è inquinato o abbandonato. Per presidiare le spiagge libere rimanenti sono stati stanziati 2,5 milioni, distribuiti fra 126 comuni costieri. Ma anche qui l’investimento non deve essere stato sufficiente, almeno a giudicare dalle immagini del Ferragosto palermitano con i litorali superaffollati da turisti e residenti.
In Calabria, nella maggior parte dei lidi, il distanziamento è una chimera; qualche volta anche le mascherine obbligatorie per gestori e personale. Sulle spiagge libere assenza totale di controllo e cartellonistica a fronte di uno stanziamento regionale per 1,3 milioni di euro.
Campania, oltre il 67% della costa è occupata dagli stabilimenti. Per fare di meglio in Comuni come quello di Eboli, sino al 31 luglio, il sindaco ha vietato l’accesso alle spiagge libere.
Nel Lazio sono 6 i milioni stanziati da Zingaretti per la sorveglianza delle spiagge libere. Eppure, da San Felice Circeo, passando per Sabaudia, Ostia, fino a nord del litorale, di controlli non se ne sono visti.

La spiaggia di Ostia In Liguria il 70% della costa è occupata, il 7% è inquinato o abbandonato, ma per via del Covid, a maggio, Toti annunciava: «Valutiamo spiagge libere a pagamento». La stagione è iniziata il primo giugno, ma i gestori dei lidi hanno avuto tempo fino al 15 giugno per adeguarsi. La Liguria è anche la regione dove per un lettino e ombrellone si paga il prezzo più alto, eppure allo Stato tornano le briciole.
A livello nazionale dalle concessioni rientrano 103 milioni di euro, a fronte di un giro di affari stimato da Nomisma in almeno 15 miliardi di euro annui. Quest’anno però ci saranno perdite del 30%, anticipa Fabrizio Licordari, presidente di Assobalneari: «Abbiamo rinunciato a parecchi posti perché è stato necessario ridurre il numero degli ombrelloni». Ma per quantificare l’effettivo calo del fatturato precisa che bisognerà aspettare la fine della stagione. Quanto al rispetto delle norme di sicurezza nei lidi, secondo lui i gestori hanno fatto il possibile, ma «si fa fatica a far rispettare le regole ai più giovani: hanno un minor senso civico, colpa, forse, anche delle scuole». Intanto «le scuole sono a rischio» ha dichiarato il consigliere del ministro della Salute, Walter Ricciardi. Colpa dei contagi che sono risaliti, per colpa «forse» della gestione allegra dell’estate. Certo che finora non s’è vista traccia di quei solerti vigili a cui durante il lockdown non sfuggiva il runner solitario nemmeno sulla più remota delle spiagge.
(Ha collaborato Adele Grossi)

CORRIERE.IT

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.