L’errore di accodarsi ai populisti

Quel che colpisce è l’improvvisa campagna della sinistra per votare no alla riduzione dei parlamentari. Quando fu varata la legge con il 97 per cento dei consensi (!) – perché il richiamo della demagogia è irresistibile – alcuni osservatori indipendenti dissero che senza una completa riforma del sistema si sarebbe creato un meccanismo ingovernabile. E questa riforma non c’è. Ci sarà (perché purtroppo la legge sarà confermata) un pasticcio enorme: territori sottorappresentati, senatori che metteranno all’asta il proprio voto, commissioni parlamentari paralizzate e quant’altro. Quando era all’opposizione, il Pd ha sempre votato contro la riforma. Passato in maggioranza, ha dovuto perdere la virtù nella prima notte di nozze con il M5S, come l’aveva perduta la Lega. Adesso è tardi, perché per la maggior parte dell’elettorato – trasversale – i parlamentari meno sono meglio è. Ma c’è un sottotesto. Con i sondaggi attuali e questa legge elettorale, il centrodestra farebbe cappotto e potrebbe eleggersi da solo il capo dello Stato, grazie anche al controllo di una quarantina dei sessanta rappresentanti regionali che (altro assurdo) sarebbero il dieci per cento del ridotto corpo elettorale. Perciò Salvini e Meloni tacciono e qualcuno in Forza Italia pigola sottovoce…

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