Covid, Palù: “Basta allarmismi, crisi alle spalle. Di nuovi casi ne avremo sempre”
Se dovesse rivolgersi a una scolaresca, a uno di quei ragazzi rientrato dalla villeggiatura dopo essersi esposto al rischio contagio, cosa direbbe?
“Gli chiederei: hai mai avuto un’influenza? Mai avuto un raffreddore? Sai quanti virus in questo momento hai nel tuo corpo, se facessi un tampone? Troveresti adenovirus, citomegalovirus, Epstein barr, Herpes 6, Herpes 7. I virus sono parte di noi, sono iscritti nel nostro genoma. Certo che dobbiamo preoccuparci dei virus patogeni che hanno fatto il salto di specie, come questo Coronavirus passato dal pipistrelli all’uomo, ma siamo anche noi che stiamo alterando il pianeta. Se facciamo bene i calcoli, oggi la mortalità è del 3,5 sui casi diagnosticati, immagino che scenderà sotto l’1. Ci sono dei pericoli, la letalità e l’infezione grave, da cinque a dieci volte superiori all’influenza, ma qui stiamo dimenticando una cosa”.
Cosa abbiamo trascurato?
“Nel 2017 l’influenza ha fatto 700mila morti e nessuno lo ricorda. Siamo arrivati oggi a 850mila decessi con questo Sars-Cov2, che ormai è endemico, in fase discendente. L’impatto clinico è quello che è, mentre il bollettino dei casi positivi confonde le idee. Quindi, dobbiamo convivere sicuramente con questo virus, che non si estinguerà come la Sars o come la Mers, probabilmente diventerà poco più di una influenza. Al momento anche senza vaccino o antivirali specifici sappiamo come curare i casi gravi”.
Di cosa dovremmo preoccuparci?
“Dei problemi reali della società. Un secondo lockdown sarebbe insostenibile. La salute è un valore fondamentale, ma per mantenerla occorre anche un’economia efficiente. Quando imperversava la Spagnola, cento milioni di morti, i teatri e gli istituti scolastici rimasero aperti. Ecco, da virologo vorrei dire che dobbiamo salvaguardare, oltre alla salute, anche la nostra civiltà”.
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