Taglio dei parlamentari, i partiti divisi nella trappola del referendum
Ora che la parola è passata al popolo per il verdetto finale, accade, però, che in aree crescenti dell’elettorato crescano i dubbi e le riserve sul taglio. E si moltiplichino gli imbarazzi e le incertezze dei leader.
È emblematico il caso del Presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini: si è espresso ufficialmente per il Sì, chiedendo al partito di pronunciarsi apertamente, ma nelle stesse ore la sua pagina Facebook è stata inondata dai commenti negativi di suoi elettori delusi dalla scelta e nella stragrande maggioranza a favore del No. Attenzione, dunque, a prendere sottogamba il referendum del 20 e 21 settembre e lo spirito di difesa della funzione della rappresentanza parlamentare che sta salendo nel Paese. Non sarebbe la prima volta (basti pensare ai referendum di Mario Segni, negletti e sottovalutati dai principali leader di allora o, all’opposto, a quello di Matteo Renzi, fin troppo caricato di attese dal diretto interessato) che un appuntamento referendario segni uno spartiacque nella storia italiana. E che qualche big, per eccessivo tatticismo o per scarsa lungimiranza, ci lasci le penne.
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