“Nubifragi sempre più devastanti”. Il climatologo: Italia troppo fragile
Nel suo ultimo libro, ‘L’equazione dei disastri’ (Codice edizioni), la pericolosità dei fenomeni atmosferici rappresenta solo uno dei tre fattori che determinano il rischio di grossi danni da eventi naturali estremi: quali sono gli altri due?
“In questa semplice equazione il primo dato, che, si è visto, è fortemente legato ai cambiamenti climatici, va moltiplicato per la vulnerabilità del territorio e per l’esposizione dell’uomo agli accadimenti naturali eccezionali. Soffermandoci sul secondo elemento, purtroppo l’Italia è un contesto davvero fragile, perché molto antropizzato”.
Pochi boschi e troppo cemento?
“Esatto, costruiamo tante strade e infrastrutture, ma ciò indebolisce il territorio. Serve un giusto compromesso con la natura. Pensiamo a un temporale… In presenza di un bosco o di un prato, la maggior parte della quantità d’acqua scesa verrà assorbita; con l’asfalto, invece, tale percentuale si ridurrà tantissimo, al punto da essere praticamente nulla”.
Con quali conseguenze?
“In primo luogo, il rischio di avere strade trasformate in fiumi, specie in città, vedesi Genova, dove sono stati tombati dei corsi d’acqua”.
Arriviamo alla nostra esposizione agli eventi naturali estremi: a che cosa ci si riferisce?
“A quanto l’uomo e le sue infrastrutture prestano il fianco, per così dire, alle calamità naturali. Se costruisco una casa nell’alveo del fiume, è chiaro che non mi posso lamentare, quando questo esonda e si porta via l’abitazione. Troppe persone ci hanno rimesso la pelle, edificando dove non potevano. Un altro aspetto del ’genio italico’ che va considerato nel computo dei danni”.
QN.NET
Pages: 1 2