La politica e i migranti. Troppi sbarchi. Inutile negare l’emergenza

di GABRIELE CANE’

Eppure, tra i blocchi navali e i blocchi mentali ci deve essere una via di mezzo. Invece, con l’immigrazione, almeno in Italia, pare che questo non sia possibile. Così, siamo passati dai muscoli di Salvini, che comunque un qualche risultato lo hanno dato, alla quasi rimozione della ministra Lamorgese e del governo Conte, premier compreso: non c’è nessuna emergenza. Esattamente quello che non pensano il sindaco di Lampedusa e tanti sindaci siciliani che tengono lontani dalla loro coste persino le navi quarantena. E probabilmente non sono i soli a vederla in questo modo, visto che nei Paesi si entra dalle frontiere con i documenti in mano, e non dai gommoni senza i documenti gettati preventivamente in mare per risultare tutti esuli dalla martoriata Libia o dalla Tunisia alla fame. A questo si aggiunga un dettaglio non indifferente: che da alcuni mesi il problema si è sdoppiato, diventando un paio di problemi. Quello della “normale” immigrazione irregolare, per di più calata nell’emergenza Covid. Fatta a sua volta di due aspetti. Uno economico: se già prima non brillavamo per crescita del pil e opportunità occupazionali, figuriamoci adesso che stiamo contando la perdita di migliaia di posti di lavoro, con i partner Ue che non ricollocano neppure i loro connazionali andati in vacanza all’estero. Poi, c’è il nodo sanitario.

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