Si va a scuola con i bus quasi pieni

 L’Abruzzo si sfila dal fronte della ripresa il 14 settembre. La data della riapertura delle scuole, che doveva essere per un anno simbolicamente unitaria in tutta Italia, vede sempre più defezioni con il passare dei giorni. L’ultimo a scartare è stato il governatore di centrodestra Marco Marsilio, che ha spostato l’asticella al 24, dopo il referendum. Anche Puglia, Sardegna e Calabria avevano assunto la stessa decisione, e Basilicata e Campania ci stanno pensando. “Ci riuniremo giovedì per valutare la decisione”, ha fatto sapere Vincenzo De Luca.

E’ una corsa ad ostacoli quella che porta alla riapertura delle classi. Alle 19 si riunisce la conferenza Stato-Regioni, presenti i ministri Francesco Boccia, Paola De Micheli, Lucia Azzolina e Roberto Speranza. I governatori sono netti: sui trasporti serve alzare la capienza massima consentita all′80%, al di sotto sarebbe il caos. E sulla rete integrata, comprensiva di trasporto locale via autobus e treni. Il governo sente i tecnici, c’è il via libera. Sui tragitti con una previsione di percorrenza inferiore ai 15 minuti si potrà derogare al 100%, ovviamente, in entrambi i casi, con l’obbligo di mascherina.

Le autonomie battono cassa: servono almeno 300 milioni per coprire mezzi e personale per il 20% mancante, e regole certe per subappaltare il servizio.

La discussione dura poco più di un’ora, le linee guida passano all’unanimità, sui fondi si chiude a 200 milioni. Passa la mediazione di Boccia: non c’è chiusura sui restanti 100 milioni richiesti, che verranno valutati a consuntivo delle spese. La formula, per sbloccarli subito, è quella di un decreto “a perdere”: un provvedimento che verrà varato nei prossimi giorni dal governo ma che non verrà convertito, ma verrà riassorbito come emendamento nel primo decreto utile. Il governo tira un sospiro di sollievo, uno scoglio di non poco conto è superato. Ma la partita è ancora aperta e complicatissima.

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