Decreto Covid, 50 deputati M5S contro la proroga dei servizi segreti. Il governo pone la fiducia: è bagarre
Non a caso, dopo una lunga operazione di moral suasion da parte dei vertici grillini, alle 15 e 30 il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, si alza, prende la parola e annuncia che l’esecutivo porrà la questione di fiducia. Scoppia la bagarre in aula. I cinquestelle sono profondamenti delusi. La deputata Dieni chiede la parola e la mette così: «L’emendamento firmato da una cinquantina di deputati del M5S non va contro il governo né contro il presidente del Consiglio cui confermo la mia fiducia. L’intento era di modificare una normativa che deve essere affrontata in sede parlamentare per il suo rilievo». E ancora: «Non sono contenta della fiducia: non si risolvono le cose così. Le cose si risolvono in Parlamento: sarebbe stato più utile che su quell’emendamento il governo si rimettesse in aula».
Seduta sospesa, truppe del Movimento nel pallone. La Dieni è delusa. «Tanto delusa», insiste con il Corriere lasciando trapelare che a questo punto potrebbe non votare la fiducia. «Ci sto ragionando, domani valuterò». Nel frattempo nei cinquestelle inizia una sorta di resa dei conti. Perché, secondo alcune ricostruzione raccolte, la deputata di Reggio Calabria sarebbe stata «strumentalizzata». E altri sottolineano che «diversi hanno firmato l’emendamento senza conoscerne il contenuto». Fatto sta che se quell’emendamento fosse stato messo ai voti sarebbero stati guai per il governo.
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