Referendum, il variegato fronte del «No» sogna la spallata dell’ultimo miglio
di Manuela Perrone
Pezzi del Pd, molti renziani, frange di Forza Italia, malpancisti della Lega e di Fdi, Sardine, ex pentastellati, persino qualche dissidente M5S, Radicali, tanti costituzionalisti e giuristi. A dispetto del fatto che la legge costituzionale che taglia di 345 il numero dei nostri parlamentari sia stata votata praticamente da tutti i partiti, il fronte del No al referendum del 20 e 21 settembre è vasto e variegato. E nelle ultime settimane pian piano ha alzato la testa e provato a contarsi. Nella speranza di ribaltare quello che per i sondaggisti è l’esito scontato della consultazione, ovvero la vittoria del Sì.
Il “termometro” della partecipazione al voto
È una speranza, appunto, che, al di là della valenza delle argomentazioni tecniche contro il taglio, confida nell’affievolirsi nel Paese del sentimento di antipolitica coltivato e cavalcato dal M5S dal 2009 in poi. Realtà o illusione? A svelarlo non sarà soltanto il verdetto nudo e crudo, ma anche la partecipazione al voto: il Movimento non viaggia più intorno alle percentuali record raggiunte alle elezioni politiche del 2018 (32%) ed è quasi sparito nei territori. Non è dunque scontato che la “chiamata alle armi” del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, insieme agli altri big, sortisca l’effetto voluto, ovvero quello di portare in massa gli elettori a mettere la croce sul Sì alla riforma.
Il Sì flebile del centrodestra
Qui entra in gioco la convinzione degli altri, in particolare degli ex alleati leghisti (in era gialloverde si erano compiuti tre dei quattro passaggi parlamentari necessari per l’approvazione della legge) e degli attuali alleati democratici (in epoca giallorossa il percorso è giunto a destinazione, con l’ultimo disco verde accordato dalla Camera a ottobre 2019). Convinzione che non sembra più granitica. Il Carroccio di Matteo Salvini non potrà mai rinnegare la riforma, votata per ben quattro volte e nata anche da una proposta di legge targata Calderoli. Ma due fedelissimi del leader, come Claudio Borghi e Alberto Bagnai, hanno esplicitamente annunciato il loro No. E molti, tra parlamentari e dirigenti del partito, sono pronti a seguirli nel segreto dell’urna. Salvini ha già lasciato intendere che non si straccerà le vesti. Idem la presidente di Fdi, Giorgia Meloni.
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