Blangiardo (Istat): «Con il Covid nascite ai nuovi minimi. Scenderemo sotto 400 mila, il welfare deve cambiare»
di Federico Fubini
Gian Carlo Blangiardo, presidente Istat
Gian Carlo Blangiardo, 71 anni, demografo, presidente dell’Istat dal 2019, ha notato una stranezza: nove mesi dopo l’arrivo della nube tossica di Chernobyl, nel maggio del 1986, la natalità in Italia è calata (temporaneamente) del 10% rispetto alla norma di quel periodo. Gli italiani avevano reagito all’incertezza e alla paura rinviando le scelte di procreazione. Bruxelles
Misure anti-Covid, Consiglio e Parlamento Ue chiedono più coordinamento
di Francesca Basso
Presidente, il Covid innescherà lo stesso effetto, magari moltiplicandolo?
«In
Italia abbiamo una tendenza che dura dal 2009, con un calo di circa un
quarto delle nascite da allora. Già gennaio 2020, prima della pandemia,
ha un calo dell’1,5% rispetto a un anno prima. Vedremo dai dati di
dicembre quanto la paura avrà inciso, a partire da marzo. Contano anche
l’incertezza sul lavoro e le difficoltà della vita quotidiana, che
inducono le persone a posticipare il momento di avere un figlio fin
quando magari diventa tardi. Fare previsioni è difficile, ma temo che
nel 2021 potremmo scendere sotto le 400 mila nascite».
Erano più di un milione nel 1964, 576 mila nel 2008.
«Da
notare che il declino riguarda anche la popolazione straniera.
L’immigrazione oggi porta 62 mila nati all’anno, dopo essere arrivata a
80 mila. Ma aldilà dei fattori congiunturali — la crisi, la pandemia —
in Italia c’è soprattutto un effetto strutturale, perché si sta
riducendo il numero di persone in età feconda. I nati all’apice del baby
boom oggi hanno 56 anni. Le generazioni in età riproduttiva saranno
sempre più ristrette».
Pages: 1 2