Una spericolata crisi di nervi
“Era il primo giorno di rientro vero al lavoro, c’è stata una gestione superficiale”, concede Adelizzi. Tofalo e Sibilia avrebbero iniziato a chiamare amici e colleghi più stretti, le firme raccolte più perché “così si fa tra colleghi” che non per convinzione sulla materia. “Io sinceramente non avevo letto nemmeno il testo – si confida uno dei firmatari – mi fido di Federica”. Le firme aumentano, la situazione va fuori controllo. Con 50 voti a favore su una norma cara al governo in Aula si va sotto. La questione giunge sul tavolo del capogruppo Davide Crippa. Che decide di dirimere la questione convocando una riunione con gli interessati, invitando anche il capo politico Vito Crimi. I toni trascendono, Tofalo avrebbe parlato di “colpo di Stato”, Crimi gli avrebbe risposto a brutto muso. Un nulla di fatto. Così, insieme a Crippa, ha alzato il telefono e chiamato Palazzo Chigi: “Abbiamo un problema”.
Crimi e Tofalo condividono una legislatura da membri del Copasir per i 5 stelle, nel gruppo è noto che abbiano stretto rapporti e legami con settori diversi dell’intelligence. “Secondo me volevano agevolare a qualcuno nei Servizi che sarebbe rimasto fuori in caso di proroga”, dice un deputato. Un altro non ci crede: “Ricordate i 40 voti che prese Emilio Carelli all’Agcom? Lui ha firmato l’emendamento e non ha votato la fiducia. I numeri sono quelli, è un altro segnale”. L’interessato spiega che lui la fiducia l’avrebbe sicuramente votata, ma ha “mandato un certificato perché indisposto”. Di Maio sente Conte e si chiama fuori. I suoi spiegano che è vero che alcuni parlamentari vicini risultavano nell’elenco, ma c’erano anche chi, come Francesco Silvestri e Andrea Colletti, non sono assimilabili ai fedelissimi.
Il pasticcio diventa totale con l’imposizione della fiducia. “Pensate se l’avesse fatto Berlusconi o Renzi – urlano in una delle mille riunioni ufficiali e non di queste ore – Avremmo avuto Di Battista accampato in una tenda a piazza Montecitorio”. La decisione scontenta molti, anche chi da questa vicenda si era tenuto alla larga. Quando arriva la notizia Gilda Sportiello si alza e esce platealmente dall’emiciclo. I nervi sono a fior di pelle, il clima è da terrore da operetta. I 5 stelle informano che gli assenti non giustificati sono “solo sette”, arriva la nota di Iolanda Di Stasio, che si affretta a precisare che lei con la dissidenza non c’entra nulla, e che aveva informato “tempestivamente” il direttivo delle ragioni della sua assenza.
E’ tutto un ondeggiare, una guerra tra bande, piccoli gruppi organizzati che muovendosi raccolgono di volta in volta scontenti e malmostosi. “Parola d’onore, non c’è stata nessuna regia”, assicura un onorevole. Forse il problema è proprio quello.
L’HUFFPOST
Pages: 1 2