Il lockdown che continua dentro di noi

Anche lo smart working, utilissimo per certi versi, ha avuto ricadute preoccupanti. Non è che chi lavora da casa lavori di meno: anzi, spesso lavora di più, perché viene richiamato a qualsiasi ora in servizio, e perché anche la casa ha le sue incombenze che si impongono. Sono certo, ad esempio, che per una mamma che ha figli in età scolastica sia molto meno pesante andare in ufficio che lavorare da casa mentre i bambini fanno didattica a distanza. Ma con lo smart working è venuto meno il contatto con i colleghi, il guardarsi e il toccarsi, è venuta meno l’empatia, è venuta meno l’aria. L’aria, santocielo.

E così a lungo ci si deprime, ci si debilita, si ha perfino la tentazione di usare il Covid come alibi: tanto è tutto fermo, che cosa potrei fare io? Il lockdown è stata una prigione inevitabile e forse provvidenziale: ma in molti di noi ha prodotto il gusto inerte a stare chiusi dentro. “Vestiti, usciamo”, diceva una vecchia canzone.

QN.NET

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.