Inizio scuola, dopo il primo caso di un positivo al Covid al via i test rapidi per tutti: il piano del governo
Il rapporto
Nel rapporto dell’Istituto superiore di sanità intitolato «Indicazioni operative per la gestione di casi e focolai di SARS-CoV-2 nelle scuole» (qui il testo integrale), si legge infatti che i test diagnostici rapidi «sono in continua evoluzione tecnologica per migliorare la loro performance». La previsione degli scienziati è che presto la sensibilità aumenterà e questi test, una volta validati, potranno rappresentare «un essenziale contributo nel controllo della trasmissione» del virus. A quel punto il ministero della Salute darà il via libera e si comincerà a parlare di gare per gli acquisti, la cui competenza in tempi di Covid è del commissario straordinario Domenico Arcuri.
Le Regioni
Intanto però le Regioni si organizzano, ciascuna per sé. Veneto e Lazio useranno i test rapidi per lo screening nelle scuole. In Liguria, anche Giovanni Toti accelera: «Lavoriamo per andare oltre il protocollo nazionale. definiremo gli standard in modo tale che la tamponatura e lo screening possano avvenire in modo rapido e comodo per le famiglie». Niente tamponi a casa per i bambini con sintomi sospetti, ma aree apposite, accessibili senza prenotazione. E nel Lazio, dove sono stati già eseguiti circa 17 mila test sierologici nelle scuole, i tamponi rapidi effettuati all’aeroporto di Fiumicino sono duemila e 16 i positivi individuati.
I genitori
Il 14 settembre si avvicina e l’ansia dei genitori cresce. Azzolina nel Consiglio dei ministri di ieri ha riproposto il problema dei genitori costretti alla quarantena per via di un figlio positivo e la ministra Catalfo (Lavoro) ha promesso una norma ad hoc. Azzolina lancerà un nuovo appello all’utilizzo di Immuni, anche per gli studenti da 14 anni in su. Per la ministra l’app «è importante per tracciare meglio e circoscrivere rapidamente contagi ed eventuali focolai». Un altro tassello della strategia del governo è lo screening di massa sui docenti. I test sierologici erano partiti tra polemiche e problemi organizzativi, ma ora migliaia di insegnanti, professori e personale Ata si starebbero sottoponendo ai controlli «con senso di responsabilità».
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