l ruolo di Berlusconi: la dimensione storica di un leader

di BRUNO VESPA

Se i siti di tutto il mondo hanno messo all’istante in rete la notizia di Berlusconi malato di Covid, abbiamo la vistosa conferma che il Cavaliere non viene considerato un “ex”. Non a caso, con una scelta pure sorprendente, il settimanale francese L’Express gli ha dedicato la settimana scorsa la copertina: espressione da angioletto furbacchione, corona d’alloro intorno al capo e il titolo: “È il migliore dei populisti“. Due anni fa, mentre dappertutto si parlava di ritorno del fascismo, Madeleine Albright, segretario di Stato del secondo Clinton, ricordava in un libro (Fascismo. Un avvertimento) uno sterminato elenco di presidenti americani, democratici e repubblicani, che hanno rivendicato con orgoglio di essere “populisti”.

“E’ populista è chi crede nei diritti, nella saggezza e nelle virtù della gente comune – scrive la Albright – bene, io appartengo alla categoria”. Come riconosce L’Express nello sterminato servizio dedicatogli, Berlusconi è stato fin dall’inizio populista nel senso più nobile. Ha intuito il devastante rapporto con i partiti di un’opinione pubblica sconvolta da Tangentopoli, ma niente affatto pronta a consegnarsi ai “comunisti” e con il suo carisma comunicativo ha fatto sposare da Forza Italia popolo e potere.

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