l ruolo di Berlusconi: la dimensione storica di un leader
È l’unico leader di partito in un Paese occidentale a essere in carica da 27 anni. I suoi dieci anni scarsi a palazzo Chigi lo mettono immediatamente sotto Giolitti come durata di mandato in democrazia. Nonostante la modesta percentuale di voti accreditatagli dai sondaggi, Berlusconi oggi vale molto di più di quanto i suoi stessi seguaci – spesso lacerati da miopi giochi di corrente e da tentazioni voltagabbana – siano disposti a riconoscergli. È un elemento di equilibrio nel centrodestra italiano, è un punto di riferimento del Partito popolare europeo che teme gli strappi a destra di quel Victor Orbàn i cui atteggiamenti autocratici mettono in ombra il ruolo straordinario che egli ebbe in Ungheria poco prima della caduta del Muro.
Si spiega così l’insospettabile unanimità degli affetti che circonda il Cavaliere nel ricovero – “tranquillo e confortante“, secondo il professor Zangrillo e speriamo breve – al San Raffaele di Milano. Non è soltanto il rispetto per una persona d’età, né l’onore delle armi al “nemico di ieri”. È la consapevolezza, ammessa sotto voce, che Berlusconi guida con largo margine la lista – ristretta a meno delle dita di una mano – dei leader della Seconda Repubblica destinati a entrare nei libri di storia.
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