Stress, isolamento, meno efficienza. Ecco il lato oscuro dello smart working
Le lavoratrici con figli, principalmente, si sono trovate a vivere dentro slalom infernali tra gli impegni familiari e quelli dell’ufficio. Ma la gestione del tempo di lavoro (con il corollario del sempre connessi) si è trasformata spesso nel contrario della flessibilità, dell’autonomia e dell’agilità lavorative: più ore di lavoro, con giornate cominciate in anticipo e finite più tardi, senza pause. “È indubbio – osserva Emmanuele Massagli, presidente di Adapt – che vi sia anche un lato oscuro. Il riferimento è soprattutto ai lavoratori agili ‘forzati’, quelli che vorrebbero tornare a lavorare in gruppo. Per chi ha pochi locali a disposizione e allacciamento a internet scarso il lavoro agile può diventare fattore di stress e alienazione”.
Ma il lato oscuro del lavoro da casa tocca anche i risultati per le aziende. La mancanza di rapporti diretti e immediati tra i lavoratori e con i loro dirigenti può portare anche a cali di produttività e sicuramente riduce la creatività e la spinta all’innovazione. “La parte individuale – ha osservato Mariano Corso, dell’Osservatorio del Politecnico di Milano – quella più tecnica, può essere svolta ovunque. Ma c’è una parte di relazione, quella dei corridoi, del caffè alla macchinetta che non è solo socialità, ma anche spinta all’innovazione”. Se mal gestito, insomma, lo strumento può spingere in senso opposto. “È probabile – insiste Massagli – che molti vorranno tornare alla concretezza dei rapporti umani, della pausa caffè, della riunione organizzata al volo, relegando il lavoro agile in una parentesi drammatica (per le condizioni storiche) della propria esperienza”.
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