Rete unica, il rischio di un cantiere infinito. Tim non vuole Mediaset
Il benvenuto si misura dalle parole e dall’entusiasmo con cui si accoglie l’interesse di chi aspira a essere della partita. E quella delle rete unica, chiamata a portare Internet super veloce nelle case degli italiani, è potenzialmente una partita aperta. Perché il pallino è nelle mani di Tim e dello Stato, attraverso la Cassa depositi e prestiti, ma i firmatari dell’accordo che ha sbloccato la partita sono pronti ad accogliere tutti gli interessati. Quasi tutti. Nel passaggio dall’invito all’accettazione degli interessati spunta già il primo cortocircuito. Mediaset si fa avanti, ma Tim è fredda. Ecco le parole e il non entusiasmo di Luigi Gubitosi dal Forum Ambrosetti di Cernobbio: “Mentre mi è evidente l’interesse di un operatore di tlc a partecipare, non mi è evidente quello di un fruitore di contenuti come può essere Mediaset”.
L’intesa tra la Cassa e Tim ha appena cinque giorni di vita, ma deve scontare già gli appetiti di chi si vuole sedere al tavolo di una partita che si è fatta ancora più grande. E questo perché nel frattempo è arrivata la sentenza della Corte di giustizia europea che ha bollato come illegittimi i paletti fissati dalla legge Gasparri sugli incroci delle partecipazioni delle società. Ha detto la Corte che i francesi di Vivendi possono andare oltre il 10% dentro Mediaset anche se hanno in mano il 23,9% di un’altra società che – e qui la partita si complica – è Tim. L’effetto nuovo e dirompente della pronuncia è la rottura dei recinti che hanno diviso i media dalle tlc. Si gioca tutti nello stesso campo. E in un campo più largo: le tv insieme agli operatori di tlc e ai cosiddetti over the top, i giganti che hanno il nome di Facebook, Amazon e Netflix.
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