Tutti salutisti ma non sulla droga
di MICHELE BRAMBILLA
Come previsto, anzi come scontato, alcuni antiproibizionisti hanno obiettato, al mio editoriale di ieri sui danni provocati dalla cocaina, la consueta argomentazione: se la vendita della droga fosse libera, il fenomeno sarebbe controllato, eccetera eccetera. È una tesi che non condivido, ma il punto non è questo: ciascuno la pensa come crede. Quella che invece a mio parere è centrale è una domanda: perché nessuno – tantomeno il fronte antiproibizionista – si impegna in una massiccia campagna di informazione sui danni provocati dalla droga, da tutte le droghe? Una campagna come quella fatta contro le sigarette?
La droga fa male, e farebbe male anche se fosse legale. Che cosa sarebbe cambiato, a Bologna, se le ragazze usate (è il caso di dir così: usate) per i festini porno avessero assunto cocaina comprata in farmacia anziché in una strada? È questo l’obiettivo? Togliere i guadagni a un pusher per darli a un farmacista che paga le tasse? Posso anche capire. Ma sai che cosa cambia, nel cervello di chi si fa.
Il problema non è la legalizzazione, né (viceversa) chiedere sanzioni per chi consuma. Il problema è che non si vuole fare una campagna massiccia, martellante sui danni provocati dalla droga. Ho citato prima quella fatta contro il fumo delle sigarette: avrete tutti presente come è stata intensa: dai divieti di fumare (ormai quasi ovunque) alle scritte sui pacchetti: il fumo uccide, il fumo provoca il cancro, il fumo aumenta il rischio di malattie cardiovascolari, eccetera. Bene, è ora di dire anzi di gridare l’ovvio: e cioè che la droga fa molto più male delle sigarette. E non solo a chi la assume: leggete che cosa dice Gianfranco Bernabei, il questore di Bologna.
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