Recovery fund e conti pubblici, si rischia un 1o% in più di debito/Pil

Il confronto con le imprese

In attesa che si chiarisca questo punto, il governo sta muovendo passi in avanti nel definire le linee-guida del suo Recovery plan. Sono state già sentite le principali grandi imprese pubbliche e private su quali siano i potenziali progetti con effetto moltiplicatore per la crescita. Gli incontri sono rimasti riservati soprattutto per evitare ripercussioni sui listini, sempre possibili vista la dimensione delle somme in gioco. Ma ora i primi documenti sono pronti in forma di bozza. Per mercoledì è fissata la riunione del Ciae, Comitato interministeriale Affari europei a cui partecipano il premier e tutti i principali ministri, che dovrebbe approvare e mandare in parlamento il primo piano d’indirizzo.

Le sei aree di intervento

Salvo modifiche all’ultimo, il testo dovrebbe indicare sei grandi aree di investimento e altrettanti capitoli di riforme. Le prime riguardano la digitalizzazione, l’innovazione, le infrastrutture, la riduzioni delle emissioni inquinanti, l’istruzione e la ricerca. Le seconde — i grandi temi di riforma — dovrebbero includere la pubblica amministrazione, l’efficienza del sistema giudiziario, il mercato del lavoro, la ricerca, la formazione e il fisco.

Un «cloud» unico per la Pubblica Amministrazione

Le due direttrici, investimenti e riforme, dovrebbero essere legate in parte dagli stessi progetti. Per esempio uno dei punti di forza nelle proposte per modernizzare la macchina dello Stato è la migrazione su cloud — la “nuvola” digitale con rapidissima capacità di calcolo — dei dati delle 23 mila amministrazioni italiane oggi dispersi in undicimila “data center” che molto spesso sono vecchi, inefficienti e incapaci di comunicare fra loro. La transizione al cloud della memoria informatica dello Stato riduce i costi, potenzialmente aumenta la produttività degli uffici, ma presuppone investimenti di vari miliardi che possono essere coperti con il Recovery Fund.

Asili nido e tempo pieno

Anche sul fronte di quelle che ieri al forum Ambrosetti il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha definito “infrastrutture sociali”, il governo pensa a sinergie fra investimenti e riforme. I miliardi di NextGen EU dovrebbero aiutare e finanziare il passaggio alla scuola a tempo pieno in tutto il Mezzogiorno (oggi riguarda solo un quarto dei bambini); dovrebbero alzare la copertura degli asili nidi alla media europea (circa 33 posti ogni cento neonati fino a 36 mesi), per dare più opportunità di lavoro alle madri; e dovrebbero rafforzare in competenze e tecnologie centri per l’impiego. Sul piano dell’ambiente, un progetto centrale riguarda lo stoccaggio e il trasporto dell’idrogeno anche verso il resto d’Europa e dovrebbe coinvolgere sia Snam che Enel. Dopo mercoledì, le prossime tappe arrivano a fine settembre con la nota di aggiornamento ai conti e a metà ottobre con il primo invio di linee-guida a Bruxelles. Ma la presentazione dei progetti dettagliati probabilmente non arriverà prima di gennaio. Slittano dunque anche i tempi dei primi esborsi.

CORRIERE.IT

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