Primo passo per il Recovery plan: ecco le linee guida. Ma tutto dipenderà dagli appetiti dei ministri
La cassetta degli attrezzi è pronta. Dentro c’è quello che il Comitato interministeriale per gli Affari europei, una sorta di mini Governo economico, ha ritenuto di dover prendere in considerazione per il Recovery plan, il piano che sarà inviato a gennaio a Bruxelles e che permetterà all’Italia di poter mettere in cassa 209 miliardi tra sussidi e prestiti. Fuor di metafora, la cassetta degli attrezzi ha la fisionomia di una bozza di 32 pagine dal titolo “Linee guida per la definizione del piano nazionale di ripresa e resilienza”. Scorrendo il documento si fa fatica a trovare qualcosa che non può essere utile al Paese. E questo, letto in senso contrario, denota quanto non è stato fatto fino ad ora. Le linee guida saranno presentate mercoledì, ma la vera partita si gioca su tre tavoli che ballano ancora. Sopra ci sono gli appetiti dei ministeri, il Parlamento che spinge per contare e il check di validità dell’Europa.
Cosa c’è nella bozza delle Linee guida per il Recovery plan
Le linee guida definiscono sei ambiti di intervento: digitalizzazione e innovazione, rivoluzione green e transizione ecologica, infrastrutture per la mobilità, istruzione e formazione, equità, inclusione sociale e territoriale, salute. Dentro ogni macro area sono indicate le “azioni-progetti”. Si va dallo sviluppo del 5G al completamento della rete in fibra, dalla decarbonizzazione dei trasporti agli investimenti nel trasporto pubblico locale. E poi ancora il cablaggio di scuole e università, il contrasto alla dispersione scolastica, progetti per colmare il gap di laureati con il resto dell’Europa, le politiche per l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, la riqualificazione delle periferie per favorire una maggiore inclusione sociale. Spazio anche ai grandi progetti in termini di infrastrutture come il completamento della Tav. E si punta a inserire nel Recovery plan anche azioni e progetti che riguardano la sanità. Mentre nel Governo torna spinosa la questione dell’utilizzo o meno del Mes, le linee guida mettono le mani avanti e prevedendo più posti nelle terapie intensive, investimenti sull’assistenza a domicilio e una digitalizzazione del sistema sanitario.
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