Primo passo per il Recovery plan: ecco le linee guida. Ma tutto dipenderà dagli appetiti dei ministri
Il carattere ampio e necessariamente generico delle linee guida si rintraccia anche nella presenza di riforme ad ampio respiro. C’è quella degli ammortizzatori sociali, prevista all’interno di una legge delega di riforma del lavoro da attuare entro aprile del prossimo anno. E poi una riduzione strutturale delle tasse sul lavoro attraverso una riforma dell’Irpef “in chiave progressiva” da attuare con una legge delega entro la fine dell’anno e con decreti attuativi entro il prossimo anno. Mettere mano alle materie del lavoro e delle tasse è un’operazione delicatissima e le linee guida danno solo un’indicazione ad ampio spettro, rimandando tra l’altro la luce di queste riforme al 2021. Da questo punto di vista si può rintracciare una similitudine tra le linee guida e il Pnr, il Programma nazionale di riforma che viene predisposto dal Governo insieme al Documento di economia e finanza per tracciare l’orizzonte della programmazione economica. Perché il Recovery Fund altro non farà che finanziare quelle azioni che già il Pnr fissa come imprescindibili per risollevare il Paese dalla crisi Covid e instradarlo su un percorso di recupero e crescita.
Il primo passo del Recovery Fund. Amendola a Huffpost: “Nessun ritardo”
Le linee guida rappresentano una cornice e come tale danno un perimetro dentro cui collocare i progetti che a loro volta troveranno spazio nel Recovery plan, il piano che sarà inviato a Bruxelles a gennaio. In questa fase la partita è nelle mani del Comitato interministeriale per gli Affari europei. Il ministro Enzo Amendola spiega a Huffpost che non c’è alcun ritardo del Governo: “La Commissione europea vuole il piano finale, con tutte le schede, a gennaio. Il 15 ottobre si aprirà un’interlocuzione e poi si andrà avanti secondo un cronoprogramma già stabilito”. “Domani – aggiunge il ministro – presenteremo le linee guida: le invieremo in Parlamento per farci dare il mandato e aprire così la seconda fase dei progetti”.
Gli appetiti dei ministeri e la partita in Parlamento
Se la cassetta degli attrezzi è stata allestita, quello che bisognerà costruire nelle prossime settimane è un incastro che presenta numerose incognite. Sul tavolo del Comitato interministeriale sono finiti centinaia di progetti. Sono arrivati dai ministeri e ognuno di loro vuole portarsi a casa una fetta dei 209 miliardi. Secondo quanto apprende Huffpost da fonti di governo qualificate, una prima scrematura ha portato a stringere su circa 200 progetti. Un numero ancora elevato, ma allo stesso tempo molti di questi progetti possono essere accorpati tra di loro. C’è tanto lavoro da fare e sopra ogni cosa bisognerà trovare una quadra tra le richieste. La dinamica, qui, è simile a quella che si registra ogni autunno con la legge di bilancio.
L’altra questione su cui sbatteranno le linee guida è il ruolo e il coinvolgimento del Parlamento. Prima della pausa estiva dai partiti delle opposizioni, ma anche dalle presidenze delle due Camere, si è levato forte il pressing sul Governo per coinvolgere Camera e Senato. Al netto del via libera del Parlamento alle linee guida, che potrebbe arrivare sotto forma di una mozione, bisogna ancora costruire le modalità con cui Governo e Parlamento si parleranno (e inevitabilmente litigheranno) per arrivare al Recovery plan. Non è una questione che riguarda solo la Lega piuttosto che Fratelli d’Italia. Si sono fatti sentire anche i senatori del Pd. Durante l’assemblea che li ha riuniti hanno mandato un messaggio preciso ad Amendola: “Il Recovery Fund va parlamentarizzato. Vanno individuate modalità non di rito ma di sostanza perché questo gran risultato ottenuto in Europa non può essere definito solo dal governo. È necessario un confronto anche sulle linee di indirizzo”. Ma il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, ha assicurato ai suoi colleghi di partito “la massima disponibilità” del Governo a “un ampio e approfondito confronto con il Parlamento”. E la rassicurazione è arrivata proprio al Senato, durante un’audizione in commissione Bilancio sul decreto agosto.
La strada per passare dal carattere omnibus delle linee guida ai singoli progetti del Recovery plan è ancora lunga. Carlo Cottarelli, ex commissario alla spending review, dà un consiglio al Governo: “Nell’utilizzare le risorse dell’Europa dobbiamo pensare in piccolo”. Il rifacimento delle strade, treni regionali più veloci, la manutenzione di scuole e ospedali. Qualcosa di assai lontano da linee guida che tracciano un perimetro così ampio che può entrarci di tutto. Il primo passo non poteva che essere così, ma quelli che seguiranno saranno chiamati a trovare risposta a un grande quesito. Quello a cui la politica non ha saputo rispondere negli ultimi vent’anni: si è capaci di spendere bene i soldi che arrivano dall’Europa?
L’HUFFPOST
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