Ora l’onda lunga del “No” può travolgere il governo

Matteo Salvini ha ribadito che voterà sì ma sostanzialmente ha lasciato liberi i leghisti, più o meno come Renzi con Iv, Silvio Berlusconi ha definito il referendum «demagogico», Nicola Zingaretti per persuadere i dem al sì ha affrontato una direzione che ha lasciato ferite. Tra i «dissidenti» Romano Prodi, Rosy Bindi, Luigi Zanda. Si apprende d’altra parte di un centinaio di ex missini o ex An che sfidano il sì di Giorgia Meloni e anche in Fdi non mancano scettici di peso come Guido Crosetto. Persino nei 5stelle Matteo Mantero si è schierato per il no: «I governi vogliono agire senza che nessuno rompa i c…».

La partita ha cambiato totalmente ritmo. Ecumenico il gesuita direttore della Civiltà cattolica, padre Antonio Spadaro: «L’importante è che ognuno si informi liberamente. La Chiesa su questo non ha nulla da dire». Da ambienti Cei era arrivato un più allarmato: «Guai a compromettere l’equilibrio dello Stato». Spiega Renato Brunetta, tra i più decisi per il no: «Dall’ultima votazione in Parlamento, in cui anche Forza Italia ha votato sì, è cambiato il mondo. Era stata una votazione svogliata, subalterna all’antipolitica, ma ora vedi i Cinque stelle finiti, la gente ha paura di perdere rappresentanza, c’è stata la pandemia, la crisi attanaglia. Se prevarranno i sì è per un trascinamento inerziale». I moti di cambiamento sono scoppiati, si tratta di vedere se sarà rivoluzione.

IL GIORNALE

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