Scissi. La separazione fra sinistra e parte del suo popolo
Ecco, comunque vada, anche se il centrodestra dovesse vincere le Regionali 4 a 2, 5 a 1, 6 a 0, Caporetto o non Caporetto, il Governo andrà avanti. Andrà avanti se vincono i No al referendum o se vincono i Sì e, se dunque, il popolo vorrà un Parlamento più snello che sostituisca l’attuale, ma potrà averlo solo tra tre anni. Andrà avanti a prescindere, come ha spiegato Dario Franceschini in una monumentale intervista alla Stampa, che neanche Bettino Craxi. Il quale avrà anche invitato la gente ad andare al mare, ma poi prese atto che il paese non aveva fatto il bagno, ma aveva mandato al diavolo chi si era arroccato nel Palazzo, e ne trasse le conseguenze. Andrà avanti anche a costo di una lacerazione a sinistra, già in atto, profonda e dolorosa.
Occhio che questa, tecnicamente, si chiama “scissione”: politica, sentimentale, tra sinistra e popolo, sinistra e un pezzo del suo popolo. Leggetela bene l’intervista di Franceschini e leggete bene le parole di Roberto Saviano, il suo “andate a cacare, voi e le vostre bugie” perché il “Pd vota Sì solo per la sopravvivenza del Governo e il suo obiettivo è esserci sempre, comunque e a ogni costo”.
Leggete anche l’ultimo post delle Sardine, foto di Zingaretti e Di Maio che si stringono la mano con la scritta “non ci fidmaio”, un autentico e impietoso manifesto di sfiducia verso il partito e il gruppo dirigente nel quale iniettarono sangue vivo nelle vene ai tempi delle elezioni in Emilia Romagna. Oggetto della sfiducia un “partito che continua prendere dei pali nei denti da parte di un leader populista”: “La riforma della legge elettorale che Bonaccini dava per certa si è già arenata perché Renzi non la vuole, i correttivi che Bersani dà per ovvi sono ancora tutti da discutere, la grande stagione di riforme che Zingaretti vede alle porte non la vede nessun altro, la revisione dei decreti sicurezza che Delrio annunciava mesi fa è rimasta un miraggio, alle regionali invece di fare fronte comune tocca sperare nelle sardine perché “siamo disperati”, il Mes che ci servirebbe come il pane non lo possiamo usare e Dulcis in fundo: se a inizio ottobre cadesse il Governo si andrebbe a votare con i listini bloccati e le rinunce pilotate e allora sì che la Kasta avrà vinto per davvero!”.
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