Scissi. La separazione fra sinistra e parte del suo popolo
Parole dure, addolorate, rumorose quanto il silenzio con cui sono state accolte da un gruppo dirigente che, con questi mondi vive un rapporto, più che d’amore, di palese strumentalità. Per cui “viva Saviano” se al Viminale c’è Salvini, ma scompare anche dalle prime pagine dei giornali se gli stessi valori che animano l’invettiva sono rivolti verso un gruppo dirigente poco avvezzo a mettersi in discussione. E “viva le Sardine”, quando arrivano in soccorso per vincere le elezioni – ricordate il percorso comune, la contaminazione, l’idem sentire – poi però, quando diventano lo specchio rotto della propria coerenza, meglio girarsi dell’altra parte.
Parlateci con le Sardine, lodate, stralodate, così educate, politicamente corrette, quando facevano inziative buoniste – gli striscioni sui marciapiedi e le poesie nelle scuole – senza disturbare il manovratore. Vi racconteranno che sono imbarazzate, arrabbiate, deluse, per questo atteggiamento di partito guida che non guida, che, proprio in queste ore, chiede aiuto quasi come un riflesso d’ordine di fronte al “pericolo della destra”, senza aver accolto una sola istanza, un consiglio, un suggerimento.
Quel post vuole dire anche questo. Vuole dire: in questi mesi abbiamo risuscitato Bonaccini, senza ricevere neanche un grazie, abbiamo fatto un tour in tutta Italia senza chiedere niente, siamo partiti da casa Matteotti, poi passati per casa Pertini, con manifestazioni in tutte le Regioni dove si va al voto, tranne la Campania dove il rischio sovranista non c’è perché “c’è un sovrano” (copyright di Jasmine Cristallo). In questi mesi abbiamo chiesto un fronte largo e, invece di trovare candidati per costruirlo, avete riconfermato tutti gli uscenti, non tanto potabili neanche per i nostri. E ciononostante abbiamo fatto manifestazioni in Puglia dove Emiliano nelle liste ha imbarcato mezzo centrodestra e anche il sindaco di Nardò che non si offende a essere bollato come fascista. E sabato prossimo saremo in Toscana, a Cascina, dove la Ceccardi da sindaco vinse con la caccia agli immigrati, ci andiamo per darvi una mano perché il candidato vostro, lo dicono tutti, non tira, lo sanno anche i sassi, fa fatica a riempire le sale e annoia anche in tv.
Insomma, non ci avete ascoltato su nulla, sul Parlamento, sull’immigrazione e ora, proprio ora, ci chiedete aiuto senza ascoltare un sentimento che va nella parte opposta alla direzione che avete intrapreso. Perché, per “non perdere” contro la destra, forse la prima cosa è “non perdersi”, Emilia Romagna docet. Diciamolo, il problema è enorme, squadernato nella sua drammaticità: il cuore pulsante di un partito di sinistra è un’idea di cambiamento, più o meno moderato, più o meno radicale, ma cambiamento. Dire “qualunque cosa non cambia nulla”, non per i prossimi tre mesi ma per i prossimi tre anni, è proprio il segno di una mutazione genetica. È il Palazzo, scisso dalla realtà.
L’HUFFPOST
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