Salvini e l’aggressione: «Per me il caso è chiuso, ma sai che coro se fossi stato Conte…»

di Marco Cremonesi

Salvini e l'aggressione: «Per me il caso è chiuso, ma sai che coro se fossi stato Conte...»

Poco dopo l’aggressione, Matteo Salvini appare assolutamente tranquillo. I messaggi dei sostenitori pulsano sul telefono ininterrottamente: «Episodio isolato», taglia corto lui. La regola del basso profilo che si è imposto per le Regionali 2020 non viene smentita neppure a Pontassieve. Gli sfugge soltanto un «certo, se la camicia fosse stata strappata a Conte o a Zingaretti, sai che coro…». Parla dei messaggi di solidarietà della politica che sono arrivati ieri — in realtà, da tutti i partiti — dopo l’episodio. Ma, appunto, il segretario leghista non ne vuole fare una questione politica, non vuole sentirsi fare domande sulle campagne d’odio che vengono da sinistra, da destra o dal centro: «Ma no, mi dicono che fosse una persona con alcuni problemi, cosa bisogna dire? Mi pare che sia un caso chiuso. Non uso questo gesto per fare campagna elettorale, non voglio affatto che sia legata a un’aggressione».

È vero però che le apparizioni pubbliche di Salvini, così immerso tra le persone e a stretto contatto con tanta gente, lo espongono a un rischio concreto, e in questo caso non si parla di Covid. Ma che il leader leghista cambi stile proprio sui suoi bagni di folla non è all’ordine del giorno: «No davvero. Io sono un sostenitore della democrazia, della libertà di pensiero e di parola per chiunque.

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