Salvini e l’aggressione: «Per me il caso è chiuso, ma sai che coro se fossi stato Conte…»

Sono abituato a stare in mezzo alla gente, non cambio certamente ora». Anche perché Matteo Salvini comincia a crederci, le piazze strapiene gli paiono beneauguranti anche se con l’Emilia-Romagna ha dovuto imparare la cautela. Però, di certo non vuole passare per quello che strumentalizza un «episodio isolato». In un primo momento aveva parlato anche del ristoratore che aveva dovuto rinunciare a ospitare i leghisti per le minacce ricevute e aveva accennato alla sindaca di Pontassieve Monica Marini che aveva rilanciato il post di un’associazione che definiva Salvini ospite non gradito.

Poi, però, le solidarietà ricevute e i bagni di folla gli hanno fatto cambiare idea e smorzare la polemica: «Anche perché è tutto lì da vedere, c’è una quantità incredibile di persone e il clima è davvero eccezionale. Sono stato nel Mugello, che era un feudo rosso, il famoso collegio in cui era stato candidato Antonio Di Pietro per garantirgli l’elezione. E anche lì, nessun problema e clima da festa». L’episodio di Pontassieve è stato sgradevole, dice, ma l’unica cosa che lo ha davvero colpito è stato il tentativo di strappargli il rosario: «Non so se fosse quella l’intenzione, io mi sono trovato questa persona di fronte all’improvviso, non so che cosa avesse in mente. Però mi ha stupito che nel mettermi le mani addosso abbia strappato proprio le due catenine, sembrava che puntasse a quelle». Per la cronaca, una è già stata sostituita: il parroco di Luco del Mugello, una frazione di Borgo San Lorenzo, ha prontamente regalato un altro rosario al segretario leghista. Ad ogni modo, è tutto il centrodestra a credere nella possibilità di espugnare la regione «rossa» per eccellenza: il finale della campagna elettorale dell’intera alleanza sarà proprio in Toscana.

CORRIERE.IT

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