Pensioni, nuova flessibilità. Quota 100 è nel mirino
Non basta. Gualtieri può giocare almeno altre due carte. La prima è la definizione fin da quest’anno di un meccanismo di uscita flessibile che eviti il cosiddetto scalone (un salto di 5 anni) che si avrebbe tra 2021 e 2022, in assenza di interventi. La seconda è la previsione di una sorta di integrazione al minimo per le pensioni future dei giovani che, con carriere discontinue e lavori precari, potranno mettere in cascina pochi contributi. A queste condizioni, la partita per il superamento di Quota 100 potrebbe essere aperta fin dalla manovra in arrivo. Anche per dare un segnale all’Europa che ha sempre visto male la soluzione voluta dal governo giallo-verde.
In primo piano, per sostituire Quota 100, a quel punto ci potrebbe essere un meccanismo che preveda l’uscita anticipata dai 62-63 anni con almeno 36-38 anni di contributi, a fronte di un taglio dell’importo della pensione del 2-3% per ogni anno mancante ai 67. Nel novero delle ipotesi, però, c’è anche il piano Quota 102, intesa come somma tra 64 anni di età e 38 di contributi, senza penalizzazioni. Come anche la possibilità di prevedere l’età minima a 64 anni (anche senza i 38 anni di contributi) con il calcolo interamente contributivo dell’assegno, con penalità implicite sugli importi. Né, tra le altre, va trascurata la proposta, presentata dall’economista Pd Tommaso Nannicini, che prevede flessibilità a partire dai 63-64 anni, con la stabilizzazione dell’Ape social.
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