Toscana, allarme rosso per il Pd

L’agenda, parla l’agenda. Sassoli, Gualtieri, Orlando, Bonaccini,  Cuperlo, Zingaretti il 17. Il giorno prima che la destra salirà sul palco a Firenze per la sua chiusura “nazionale” di questa campagna elettorale: Salvini, Meloni, nel cuore di una regione dove, fino a poco tempo, erano ospiti non graditi. Adesso contendibile.

Ecco, è la Toscana l’Ohio italiano, come lo fu l’Emilia a gennaio, nuovo stress test per tutti, per il governo, per il Pd, anche per chi lo nega: “Ma è evidente – dice il governatore uscente Enrico Rossi – che le elezioni qui hanno ripercussione sul quadro politico. Ma come si fa a dire comunque vada, non succede niente? A parte che è un messaggio che non motiva, poi è lunare, è come se la Spd perdesse la Renania Westfalia, un terremoto”. A proposito, le Sardine, arrivano anche loro in extremis, una specie di soccorso rosso, proprio sabato prossimo a Cascina, la trincea rossa espugnata proprio dalla Ceccardi, la candidata del centrodestra alla regione, ai tempi in cui si presentava in versione pasionaria: spray al peperoncino in mano, al grido di caccia all’immigrato, magliette di quelle che piacciono tanto a Salvini: “Prima hanno fatto i danni –  si sono detti i “ragazzi” delle Sardine – con un candidato che non tira, ora ci chiamano a salvare il salvabile”. Perché questo è il problema: proprio non tira questo Eugenio Giani, presidente uscente del consiglio regionale, flemmatico politico di vecchia data, un po’ laico, un po’ socialista, folgorato poi sulla via del renzismo. Lo stesso Renzi, che lo volle con tutto se stesso, adesso gli ha consigliato di non sovraesporsi troppo in tv, perché non è propriamente un seduttore di ascoltatori: “Matteo – sussurrano i maligni – già si predispone a scaricare sul candidato il suo flop, il problema è che se fa troppo flop rischiamo di perdere”.

Una settimana fa, per raddrizzare una campagna complicata, ansiosa come tutte le partite contendibili dove vincevi facile, Nicola Zingaretti ha spedito a Firenze d’urgenza due dirigenti nazionali, Nicola Oddati, il coordinatore dell’iniziativa politica e Marco Furfaro, il responsabile della comunicazione per un “gabinetto di crisi” in vista del rush finale. Attorno al tavolo della sede del Pd di via Forlanini, anche il candidato, la segretaria regionale del Pd Simona Bonafè, Luca Lotti ed Enrico Rossi, il quale ai tempi in cui si discutevano le candidature era avanti un bel po’ rispetto alla destra. Ma aveva la fatwa di Renzi. E con lui Lotti, Marcucci, un pezzo del mondo locale legato a Orlando impose Giani: “Così non va – il senso della riunione – dobbiamo raddrizzare il tiro sennò si perde”.

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