Istat, crolla sotto il 40% il tasso di occupazione dei giovani. Aumentano le disuguaglianze territoriali e di genere

Il calo degli occupati e delle ore di lavoro non è distribuito in maniera uniforme: aumentano i divari non solo per fasce di età, ma anche per sesso, area geografica e tipo di attività. Il calo del tasso di disoccupazione è maggiore nel Mezzogiorno (-3,2 punti) e nel Centro (-3,0 punti) in confronto al Nord (-0,8 punti) e si associa all’aumento più intenso del tasso di inattività nelle regioni meridionali e centrali (+4,4 e +4,0 punti, rispettivamente) rispetto al Nord (+2,7 punti).

Tornano ad aumentare le differenze di genere: tra le donne è maggiore il calo del tasso di occupazione (-2,2 punti in confronto a -1,6 punti gli uomini) e di quello di disoccupazione (-2,3 e -1,9 punti, rispettivamente) in concomitanza al maggiore aumento del tasso di inattività (+3,9 e +3,2 punti).
Sensibilmente diversa la dinamica per cittadinanza: il tasso di occupazione e quello di disoccupazione diminuiscono in modo molto più sostenuto per gli stranieri (-5,5 e -4,2 punti, rispettivamente) in confronto agli italiani (-1,5 e -1,7 punti), mentre il tasso di inattività aumenta di più per gli stranieri (+9,5 punti rispetto a +2,9 punti per gli italiani).

L’aumento dei divari generazionali non colpisce inoltre solo la fascia tra i 15 e i 34 anni: per i 35-49enni il tasso di occupazione cala di 1,6 punti, quello di disoccupazione di 1,8 punti e quello di inattività mostra un incremento di 3,3 punti. Mentre diminuisce con minore intensità il tasso di occupazione per gli over50 (-0,8 punti), insieme al calo del tasso di disoccupazione e alla crescita di quello di inattività (-1,2 e +1,6 punti, rispettivamente).   

Rimangono elevate le differenze per livello di istruzione: il tasso di occupazione scende al 78,0% per i laureati (-2,0 punti), al 62,9% per i diplomati (-2,6 punti) e al 42,8% per chi ha conseguito al massimo la licenza media (-1,4 punti). Il tasso di disoccupazione oscilla tra il 4,7% per i laureati (-0,7 punti), il 7,3% per i diplomati (-1,9 punti) e il 10,5% per quanti hanno un titolo più basso (-3,0 punti). Particolarmente elevato il divario nel tasso di inattività che passa dal 18,1% dei laureati (+2,8 punti), al 32,0% dei diplomati (+4,3 punti) e al 52,0% (+3,3 punti) per chi possiede un basso livello di istruzione.

Oltre ai lavoratori impegnati, si riducono anche le ore di lavoro, del 13,1% rispetto al trimestre precedente e del 20% rispetto allo stesso periodo del 2019. “Tali andamenti – osserva l’Istituto – risultano coerenti con la fase di eccezionale caduta dell’attività economica, con una flessione del Pil nell’ultimo trimestre pari al 12,8% in termini congiunturali”.

REP.IT

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