Galli: “Non c’è nesso tra carica virale e decessi”
“Nel nostro ospedale i posti in rianimazione ordinaria per pazienti affetti da Covid sono quasi tutti occupati e le persone contagiate che necessitano di ricovero ci stanno arrivando”, dice Massimo Galli. “Segnali che impongono attenzione”, considera il direttore di uno dei due reparti di Malattie Infettive dell’Ospedale “Sacco” di Milano. Avvertendo: “Non stiamo gridando al lupo, ma stiamo ricordando che il lupo potrebbe scendere dal monte”.
Il professor Zangrillo ha dichiarato che “con la carica virale che ha, Berlusconi a marzo-aprile sarebbe morto”. Atteso che, come sostiene gran parte degli scienziati, il virus non è cambiato, perché, professor Galli, si muore di meno?
L’affermazione – lo dico senza vis polemica – che esista un rapporto diretto tra carica virale e decesso non è sufficientemente sostenuta dai dati. Abbiamo visto persone con una carica enorme cavarsela e altri con una decisamente inferiore andare all’altro mondo. Abbiamo anche visto cariche molto alte in persone completamente asintomatiche. Non è detto che un anziano, che presenti una serie di altre patologie, debba star male e morire per forza. Ricordo il caso della Rsa di Castiglione d’Adda dove quando gli ospiti hanno incontrato il Sars Cov2 – all’epoca non se ne conosceva l’esistenza – si sono infettati tutti, ma in gran parte sono sopravvissuti e più d’uno senza accusare sintomi. Non tutti gli anziani ammalano gravemente muoiono. Una ulteriore prova è quello che è accaduto anche di recente in alcune Rsa, dove abbiamo avuto tutti i casi, dal gravissimo all’asintomatico.
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