Coronavirus, Locatelli: «La scuola non apre per richiudere, ma le famiglie siano responsabili»
«Non apriamo per richiudere», sintetizza con uno slogan Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità, fin dall’inizio dell’emergenza Covid-19 al lavoro nel Comitato tecnico-scientifico. «Le lezioni in presenza devono ricominciare. Tutto il Paese e lo Stato hanno profuso il massimo dello sforzo per garantire la sicurezza sia in termini di dotazioni (banchi separati, mascherine) sia per arrivare a protocolli condivisi per gestire al meglio eventuali casi di contagio. Senza contare l’attenzione massima per i trasporti che dovranno sostenere un numero elevatissimo di passeggeri tra studenti e operatori».
Quindi vi sentite a posto?
«Sì, ma teniamo conto che un problema così complesso richiede la partecipazione di tutti. Famiglie, studenti, docenti. Non si può pensare che la responsabilità sia demandata solo a chi decide. Sono certo che con l’impegno di tutti non solo la scuola riapre, ma si arriverà fino alla fine dell’anno».
Scommette?
«Qualche episodio di infezioni ci sarà, va messo in conto, se negassi non sarei realista».
I bambini vanno a scuola e poi dai nonni. Non è pericoloso?
«È poco sostenibile che i bambini non debbano avere contatti con i nonni,
sarebbe una deprivazione di affetto. Gli alunni saranno resi
consapevoli che essere responsabili nei comportamenti significa
proteggere i loro amati nonni».
È vero che il ritorno in classe farà salire l’indice di contagio, l’Rt, dello 0,4 per cento?
«Le
stime vanno lette nel contesto specifico. Un aumento di nuovi casi
positivi ci sarà, ma contenuto e non dovremo spaventarci. Non siamo
nella situazione dello scorso marzo. Ora siamo bene attrezzati e il
quadro epidemiologico è migliore. Ogni giorno l’Italia può produrre 35
milioni di mascherine. Undici andranno alle scuole. Sono quelle chirurgiche, le più adatte e sicure. Come medico le ritengo preferibili a quelle di stoffa».
C’è il rischio di tornare indietro?
«No,
non ci sono i presupposti per ripristinare chiusure. Siamo sempre il
Paese con la più bassa incidenza di casi, 27 per 100.000 abitanti».
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