Caivano, Ciro Migliore: «Maria Paola Gaglione era la donna della mia vita ma la sua famiglia ci ostacolava»

di Fulvio Bufi

Caivano, Ciro Migliore: «Maria Paola Gaglione era la donna della mia vita ma la sua famiglia ci ostacolava»

Sul corpo di Ciro il linguaggio dei tatuaggi racconta quanto si senta uomo e quanto così voglia essere riconosciuto. Immagini anche troppo truci rispetto al fisico esile e ai lineamenti del viso che lo fanno sembrare più giovane — più piccolo — dei suoi ventidue anni. Ma il suo corpo mostra anche i segni dell’incidente e del pestaggio subito dal fratello della fidanzata. Il braccio sinistro bloccato da un tutore, lividi e graffi dappertutto, un occhio nero, ed è chiaro che lì c’è arrivato un pugno.

Quei momenti non riesce a raccontarli, anche se con i carabinieri ha dovuto farlo. Riesce invece a parlare di Maria Paola (Gaglione, morta dopo essere stata speronata in moto dal fratello ndr), che «non è stata la mia prima ragazza, ma sicuramente è stata la prima di cui mi sia innamorato».

Quando?
«Tre anni fa, quando ci siamo conosciuti nella villa di Caivano», che è un posto del Parco Verde, disastrata come tutto il Parco Verde, e però per i ragazzi che al Parco Verde ci sono nati e cresciuti è una villa come lo sono le ville per chi scopre la vita: un posto di incontri, di approcci, di libertà.

Poi siete andati a vivere insieme.
«Un mese fa. Ma non a Caivano, ad Acerra».

E perché?
«Perché volevamo allontanarci dalla sua famiglia. Loro ci hanno sempre ostacolati. Non volevano che stessimo insieme perché dicevano che eravamo due femmine. Ma non è vero. Io non sono una femmina. Avevo 15 anni quando ho capito di essere un uomo, mi sentivo e mi sento un uomo. E Maria Paola mi ha sempre amato come uomo».

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