Caivano, Ciro Migliore: «Maria Paola Gaglione era la donna della mia vita ma la sua famiglia ci ostacolava»
Anche tua madre lo ha capito…
Ciro
si gira verso di lei, che gli è accanto davanti al Pronto soccorso
della clinica dove è ricoverato da due giorni, e per un attimo sorride. E
sorride pure la mamma, Rosa Buonadonna. Che ha solo questo figlio, lo
ha cresciuto senza un compagno accanto e vive facendo l’ambulante al
Parco Verde. Dice: «I figli vanno accolti per come sono. Io non sono mai
stata contro di lui, anche se ammetto che all’inizio non ce la facevo,
non accettavo la situazione. Ma poi ho capito. Se fosse stato malato
sarebbe stata una tragedia, ma non questo. Lui è così e basta, e io sto
dalla sua parte».
Insieme, raccontano, hanno subito tante minacce. «Sono perfino venuti a casa mia — dice Rosa —. Erano in cinque, c’èra il fratello della ragazza, il padre e pure altri parenti. E mi hanno minacciato, hanno detto che se mio figlio non l’avesse lasciata se la sarebbero presa anche con me, mi avrebbero bruciato la bancarella. Ma io la denuncia non l’ho fatta». Ciro, invece, non ha subito solo minacce, anche malignità pesantissime.
Che fanno male…
«Sì.
Dicevano che io a Maria Paola l’avevo infettata. Non lo dicevano a me
personalmente, però nel quartiere lo andavano ripetendo continuamente.
Ma come si può pensare una cosa così? E come ha potuto pensare di fare
quello che ha fatto?».
Tu invece adesso riesci a pensare a qualcosa?
«Niente, io non riesco a pensare a niente. Non vedo futuro, non vedo niente. Anzi, una cosa la penso».
E cioè?
«Che
vorrei ci fossi stato io al posto suo, vorrei essere morto io e non
lei. Maria Paola era la donna della mia vita, e non sto esagerando. Era
una cosa che durava da tre anni, non da tre mesi. Noi veramente ci
amavamo».
Ci hai pensato ai funerali? Vorresti esserci?
«Certo che vorrei esserci, non so come potrò fare, ma vorrei rivederla. Poi voglio solo giustizia. Ma per lei, non per me».
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