Mancano all’appello centomila professori E i banchi arriveranno alla fine di ottobre
Ecco, gli insegnanti di sostegno. Ieri, alcuni episodi, come quello del bimbo autistico di Roma e quello del bambino down di sei anni residente in provincia di Pisa, costretti entrambi a restare a casa per assenza di insegnanti di sostegno, hanno messo in evidenza un problema di cui si fa fatica a venire a capo. La stessa Azzolina ne è parsa più che consapevole: “I mali del sostegno vengono da lontano: chi vive la scuola lo sa. Per risolverli servono programmazione e regole nuove sul reclutamento dei docenti. Abbiamo una carenza cronica di specialisti. Quest’anno abbiamo aumentato i posti per chi vuole specializzarsi, ma non basta. Sul sostegno serve un piano strategico e abbiamo già cominciato a lavorarci”.
In realtà, oltre ai posti messi a bando dalle Università, c’è la mancata trasformazione in deroga delle cattedre e le esigue immissioni in ruolo sul sostegno. E questo si infrange, inesorabilmente, sulla continuità didattica a cui ha diritto l’alunno disabile. Altro fenomeno generato dalla mancanza di docenti di sostegno è che sovente i presidi, per coprire le cattedre vacanti, sono costretti a convocare personale non specializzato.
Ieri, infatti, il presidente dell’Anp nazionale, Antonello Giannelli, ha messo in evidenza tutte le criticità ancora sul tappeto. “Finora sono stati consegnati soltanto 200mila banchi, pari all’8% del totale. Restano due milioni e 200mila banchi che devono ancora essere recapitati agli istituti e all’appello mancano diverse decine di migliaia di insegnanti. Nei diversi istituti dove ci sono cattedre vuote, come il caso limite di un istituto comprensivo al Prenestino a Roma dove pare manchi il 50% dei prof, è chiaro che l’unica soluzione è quella dell’orario ridotto. Il fenomeno riguarda molti istituti”. I banchi che mancano, promette Palazzo Chigi, arriveranno entro fine ottobre. E poi la difficoltà di rispettare il distanziamento a causa della mancanza di spazi. Tanto che “in alcuni istituti superiori – ha proseguito Giannelli – per esempio in un liceo a Bergamo, si è preferito che gli alunni tenessero le mascherine anche seduti ai banchi”. Ma la scuola, comunque, va.
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