La mentalità feudale che esiste ancora

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di   Dacia Maraini

Abbiamo tutti letto l’orrendo fatto di cronaca di Caivano: un giovane uomo, furioso perché la sorella Maria Paola si è innamorata di un trans, la sperona mentre va in moto con un’altra moto e la manda fuori strada, uccidendola sul colpo. Questo disgustoso fatto di cronaca ci fa capire quanto il nostro Paese sia costituito da sacche di valori e comportamenti differenti. Da una parte i nuovi diritti dei cittadini, la parità fra i sessi, la fine di una famiglia basata sull’autorità paterna, le libertà conquistate dalle donne; dall’altra le radici profonde di una mentalità feudale, con la famiglia intesa come un clan in cui la persona non conta niente rispetto al bene (interpretato come fedeltà a una mentalità da medioevo contadino) del gruppo a cui appartiene. Pensavamo che fossero rimasugli di un remoto costume storico ormai scomparso e invece ecco che lo vediamo rizzarsi come un fantasma, a farci capire che questa visione aberrante perché antistorica sia più estesa di quanto pensavamo.

Le cose che ci sorprendono sono prima di tutto la giovane età del fratello difensore dell’antico senso dell’onore di famiglia. E per secondo la reazione dei genitori di Maria Paola che difendono il figlio sostenendo che non voleva uccidere la sorella ma solo spaventarla. Non una parola sulla legittimità di quell’amore, sul rispetto che merita ogni sentimento sincero quando non nuoce agli altri.

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