Como, don Roberto Malgesini, il «prete degli ultimi», ucciso a coltellate in strada: fermato un senzatetto
Don Roberto, originario di Morbegno, in provincia di Sondrio, è stato colpito da varie coltellate, quella letale al collo: il corpo era a una ventina di metri dall’auto, dove c’è un piccolo spiazzo in cui si trovano solitamente gli immigrati. Alcuni passanti che hanno notato il corpo a terra hanno chiamato i soccorsi, ma purtroppo non c’è stato nulla da fare. Gli agenti della polizia, intervenuti in piazza San Rocco, hanno trovato un coltello, in tutta probabilità l’arma del delitto. Sul posto il sostituito procuratore Massimo Astori.
Don Roberto Malgesini era da tempo in prima linea nell’assistenza ai senzatetto, agli stranieri e agli emarginati. Molto noto nell’ambiente del volontariato sociale, collaborava attivamente con le associazioni che si occupano di accoglienza. Era il coordinatore di un gruppo di volontari di Como che ogni giorno portano la colazione ai senzatetto e ai migranti, e assisteva tutte le situazioni di marginalità. Non era titolare di una parrocchia, in quanto la sua pastorale era quella dell’assistenza ai bisognosi. Viveva nella parrocchia di San Rocco, a pochi passi dal punto dove è stato accoltellato. «Era una persona mite, ha votato tutta la sua vita agli ultimi, era cosciente dei rischi della sua missione», dice il responsabile Caritas.
Il vescovo di Como, monsignor Oscar Cantoni, poco dopo aver saputo della morte del sacerdote è arrivato in piazza San Rocco e ha benedetto la salma prima che fosse portata via dagli addetti ai servizi funebri. Monsignor Cantoni ha espresso «profondo dolore e disorientamento per quanto accaduto», ma anche «orgoglio verso questo nostro prete, che ha da sempre lavorato su campo fino a dare la sua vita per gli ultimi». «Don Roberto è stato un santo della porta accanto, per la semplicità e l’amorevolezza con cui è andato incontro a tutti, incontrando la stima di tanta gente anche non credente», ha ricordato più tardi il vescovo in un video su Facebook.
Sul luogo del delitto, a pochi metri dall’ingresso della chiesa di san Rocco, si è presto formata una folla di fedeli, parrocchiani e immigrati, molti in lacrime. «Dov’è il don? No, non può essere lui». «Questa sera alle ore 20.30 in cattedrale il vescovo guiderà il Santo rosario – si legge in una nota della Diocesi di Como -. Di fronte alla tragedia la chiesa di Como si stringe in preghiera per il suo prete don Roberto e per chi lo ha colpito a morte».
Il sindaco di Como Mario Landriscina ha annunciato che proclamerà il lutto cittadino. Alla fine dell’anno scorso la giunta di centrodestra guidata appunto da Landriscina aveva vietato la distribuzione di alimenti ai poveri, tra le proteste della Caritas, ma don Roberto e altri volontari avevano continuato a sfamarli: in quell’occasione la polizia locale gli aveva inflitto una multa, poi archiviata . «Non aveva reagito – ricorda chi gli stava vicino – niente commenti, né interviste».
«È stato lasciato completamente solo, aiutato solo da noi, dai parrocchiani, dai volontari, ma le amministrazioni a Como lo hanno solo contrastato, fecero addirittura togliere i bagni chimici che aveva sistemato qui dietro, le panchine, perfino una fontanella», racconta il segretario regionale lombardo di Rifondazione Comunista, Fabrizio Baggi. «Io non sono credente, ma credo che i preti come don Roberto siano gli unici che applicano quello che c’è scritto sul Vangelo».
«Per me era come un padre – racconta Gabriel Nastase, 36 anni – quando sono arrivato dalla Romania, solo, senza casa e lavoro, è stato lui il primo ad aiutarmi, poi ho trovato un’occupazione ma con lui sono sempre rimasto in contatto, se avevo bisogno di medicine, di essere accompagnato per una visita, chiamavo lui. Non meritava di morire così, spero ci sia giustizia». «Io venivo qui tutte le mattine per prendere qualcosa da mangiare – dice un giovane ghanese seduto sui gradini della chiesa -, anche stamattina sono arrivato alle sette e mezza e ho visto un corpo per terra ma non mi hanno fatto avvicinare. Solo dopo ho saputo che era don Roberto: per me oggi è una giornata molto triste, non me la sento neppure di mangiare». Tanti parrocchiani sono arrivati per portare fiori. «Doveva fare tutto da solo – ha raccontato Ivana, che abita poco distante -. Proprio poche mattine fa sono passata e ho l’ho visto con una scopa ripulire la piazza appena finito di distribuire la colazione da carte e contenitori».
Il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana si unisce «alla comunità di Como che piange la morte di don Roberto Malgesini, aggredito questa mattina da un senzatetto a cui il sacerdote aveva portato conforto». In un post su Facebook, Fontana sottolinea: «Da anni Don Roberto all’alba portava i pasti caldi ai poveri della città. Una vita dedicata agli ultimi, un esempio per tutti noi». «Don Roberto amava e curava gli ultimi e ha smesso di vivere per qualcuno che non aveva il diritto di vivere in Italia. Invece di ringraziare Dio e gli italiani per le possibilità che gli danno, li ringrazia a coltellate», queste le parole del leader della Lega Matteo Salvini durante un comizio a Bondeno.
Il presidente della Casa della carità don Virginio Colmegna conosceva bene don Roberto: «Aveva condiviso anche l’esperienza di Casa della carità, quando la nostra Fondazione era agli inizi». «Davanti a questa tragedia non possiamo non pensare a quanto sia necessario continuare a prendersi cura delle persone più fragili, segnate anche dalla sofferenza psichica, che non possono essere abbandonate da sole sulla strada», afferma don Virginio Colmegna.
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