La scuola riparte, ma per l’Ocse le chiusure potranno costare l’1,5% del Pil globale
Quelli che invece provenivano da ambienti più disagiati sono rimasti bloccati fuori, quando le porte degli edifici scolastici si sono chiuse”, hanno sottolineato gli autori dello studio.
E ora che le scuole hanno riaperto, navigando a vista per evitare che la ripresa delle lezioni si traduca in un nuovo aumento esponenziale dei casi di infezione da coronavirus, le sfide che deve affrontare il settore educativo sono numerose. Con le economie in difficoltà, c’è infatti il rischio che i budget destinati all’educazione si riducano, nota lo studio: inoltre, le università dovranno reinventarsi per poter essere ancor attrattive per gli studenti, pur non potendo offrire loro la tradizionale esperienza del campus e delle lezioni in presenza. “Riportare le scuole dove le avevamo lasciate nel 2019 non basterà a coprire le perdite subite: solo migliorandole sarà possibile”, osservano gli autori dello studio, secondo cui le ricerche mostrano varie strade per poter recuperare il tempo perso. “Ad esempio, visto che l’istruzione si continuerà a svolgere anche in video, migliorare le competenze degli insegnanti in questo senso, adattandole alle nuove esigenze potrebbe aiutare”. Un altro suggerimento è quello di offrire il più possibile lezioni personalizzate, in modo da non lasciare indietro nessuno. E anche se la riapertura è costellata di incognite, specie sul fronte logistico, per gli esperti dell’Ocse “l’impatto economico a lungo termine delle chiusure scolastiche richiede una seria considerazione: per compensare le perdite già subite dagli studenti serve infatti molto più di quanto prevedono i migliori modelli finora studiati per la ripartenza delle attività scolastiche”.
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