Se falliamo il Recovery Fund roviniamo l’Italia

Insomma, niente a che vedere con il Piano che sta preparando, per esempio, il governo francese. Uno sguardo sul sito istituzionale dell’esecutivo d’Oltralpe, come suggerisce di fare il leader di Azione, Carlo Calenda, e la differenza emerge plasticamente: pochi, significativi mega-interventi che incidono radicalmente sui grandi ambiti dell’economia e della società: infrastrutture innanzitutto. E’ esattamente quello che Conte e Gualtieri dovrebbero riuscire a pretendere dai ministri anche da noi e per noi al posto dell’applicazione del Manuale Cencelli 4.0 delle operette.

Il fallimento eventuale del nostro Recovery Fund, dunque, non si vedrà alla fine del percorso: si può cominciare a vedere e a evitare fin da subito. E se è vero che non abbiamo, purtroppo, i grand commis dell’Ena di Parigi, non per questo dobbiamo accontentarci del copia e incolla dei direttori generali dei nostri ministeri.

QN.NET

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