Referendum ed elezioni, ecco qual è la vera posta in gioco

Se anche si farà di tutto per non destabilizzare una transizione segnata dagli effetti economici e sociali dell’epidemia del coronavirus , comunque la situazione si complicherà. Tra l’altro, l’Europa si ritroverà a consegnare all’Italia oltre 200 miliardi di euro in aiuti, mentre il nostro Paese conferma di avere potenti pulsioni anti-Ue, seppure più concentrate, oggi, nei partiti d’opposizione. Ma se il centrodestra confida di ottenere un risultato positivo, forse molto, alle Regionali, oltre che a se stesso e al simulacro di unità raggiunto lo dovrà all’immagine che la coalizione giallorossa ha dato ultimamente di sé: con lo smarcamento di M5S e Iv da ogni impegno di lealtà e di condivisione, a conferma di una maggioranza intermittente e intrinsecamente precaria.

La partita per il primato politico della destra che si gioca tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni, leader di Lega e Fratelli d’Italia, avviene in un recinto euroscettico che Forza Italia non è in grado di scalfire. Al massimo può additare i rischi della marginalità, se non dell’isolamento che questo implica a livello continentale. Su uno sfondo così incerto, l’esito da scongiurare non è solo quello di una crisi di governo. Il pericolo è piuttosto quello di una crisi strisciante e senza sbocco, figlia delle paure e delle contraddizioni della maggioranza, e della pressione di un Paese inquieto che vuole risposte e non tatticismi. La sfida è di evitare un’involuzione nella quale riprendano slancio quelle manovre, davvero «da dinosauri», per lucrare sulla crisi dell’uno o dell’altro partito e all’interno delle singole forze politiche, cercando capri espiatori; e di non esagerare nel volere tirare conseguenze nazionali da un voto locale, per quanto importante e significativo.

Altrimenti si imboccherebbero di nuovo scorciatoie per operazioni effimere, dimenticando l’interesse generale e illudendosi così di esorcizzare una sconfitta del Paese che in realtà si proietterebbe su tutti. Senza un cambio di schema, sarà complicato trovare formule alternative senza precipitare verso le elezioni. Chiunque vinca, nelle regioni e nel referendum avrà il compito di affrontare questa stagione con un senso di responsabilità e di urgenza che dopo la fase dell’emergenza sono andati smarriti: a cominciare da Palazzo Chigi. Dissoltasi la nebbia elettorale, e dopo avere analizzato il nuovo equilibrio di potere per trarne la lezione migliore, va ritrovata una bussola il più possibile esatta. Con rapidità e senza furbizie miopi, in modo da dimostrare di meritare e di saper utilizzare al meglio gli aiuti che l’Europa ha generosamente messo a disposizione. Sarebbe da irresponsabili sprecarli sia affidandosi a una stabilità rabberciata e ambigua, sia consegnandosi all’instabilità.

CORRIERE.IT

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