Elezioni 2020, questo voto può segnare una svolta
di PIERFRANCESCO DE ROBERTIS
Sei leader, un presidente del Consiglio, sette aspiranti governatori su cui aleggia il vero grande fantasma di questo importantissimo turno elettorale, il Covid. Importante per le regioni che vanno al voto ma anche per chi non risiede in Toscana, Veneto, Campania, Marche, Puglia, Liguria e Val d’Aosta, sia a causa del referendum costituzionale sia per le implicazioni politiche che il voto regionale avrà negli equilibri nazionali. Poche o molte, di certo ne avrà. Il voto di oggi e domani è il primo dopo la pandemia, anzi possiamo dire in costanza di pandemia, è il primo dopo l’arrivo del soccorso europeo del Recovery Fund, è il primo di una certa consistenza numerica dopo la nascita del governo giallo-rosso.
I motivi per considerarlo un momento di svolta nella vita del Paese ci sono tutti. La politica cambia ormai a una tale velocità che basta poco, una regione persa o una vinta, per mutarne a lungo gli indirizzi. Voti a Firenze e ne risenti a Milano o Roma. Ecco perché i leader si sono spesi così tanto in prima persona, da Salvini a Renzi, perché sanno che dall’esito del voto di oggi dipende la loro sopravvivenza politica. Per alcuni di loro il voto è addirittura un dentro-fuori. Salvini, Renzi, Zingaretti su tutti, domani sera potrebbero veder la loro avventura politica rilanciata o azzoppata per non si sa quanto. Una monetina che sale, volteggia per aria e ricade dove vuole, o dove può. Il risultato delle regionali per loro è fondamentale come lo è quello del referendum per Di Maio, visto che al di là delle ragioni del Si e del No la campagna elettorale ha assunto i contorni di un referendum sulla narrazione politica che ci ha accompagnati negli ultimi quindici anni, quella dell’antipolitica, di cui i cinquestelle sono gli ultimi epigoni.
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