Suarez e la presunta truffa, da dove nasce l’inchiesta: l’ateneo, la convenzione con un’agenzia cinese e un “buco” da 3 milioni
L’esame di Suarez? L’università per Stranieri di Perugia si difende, e sottolinea «la correttezza e la trasparenza delle procedure seguite. L’Ateneo «confida che ciò emergerà con chiarezza al termine delle verifiche in corso». Ma le intercettazioni che hanno portato al blitz di oggi nascono da lontano: l’ateneo è nel mirino delle Fiamme Gialle da tempo. Risalgono a giugno dello scorso anno le notizie sugli ammanchi nelle casse dell’università per stranieri di Perugia, che a settembre aveva già subito un sequestro amministrativo con la Guardia di Finanza impegnata a verificare la presenza dei dipendenti negli uffici e e il lavoro svolto. Nel mirino tre milioni e passa di euro che mancavano alle casse dell’università, e che hanno portato i revisori dei conti a non dare la loro approvazione al bilancio 2018-2019, lo scorso 6 settembre, con parole di biasimo nei confronti dell’amministrazione: «Il Collegio rileva che l’operazione di quantificazione dell’ammanco è avvenuta senza che l’amministrazione abbia preventivamente intrapreso le percorribili azioni di recupero dell’asserito credito – riscontrato già dal mese di aprile 2019 – nei confronti degli studenti limitandosi a richiedere agli stessi il saldo delle somme che residuano. Tale condotta integra ipotesi autonoma di danno erariale».
L’attuale amministrazione ha sempre parlato di «irregolarità» commesse dalla gestione precedente: la rettrice Giuliana Grego Bolli e il direttore generale Simone Olivieri, che ora sono indagati per la vicenda Suarez, hanno convocato una conferenza stampa a gennaio 2020 per spiegare la «gestione lacunosa e omissiva» della precedente amministrazione. Nel marzo 2019, raccontano, era stato scoperto che le entrate per tasse d’iscrizione erano inferiori al 2017 benché il numero degli studenti dei corsi Marco Polo Turandot fosse uguale. A quel punto era partita un’indagine interna che aveva fatto emergere «una situazione amministrativa grave e pesantemente confusa». In più era venuto fuori che nel 2015 erano state firmate dall’Ateneo due convenzioni con un’Agenzia cinese, «delle quali la precedente governance non si era neppure accorta», che garantivano sconti «eccezionalmente elevati» (fra il 37 e il 39%). I tre milioni di «buco» sarebbero quelli che l’agenzia cinese avrebbe dovuto versare per le quote d’iscrizione degli studenti.
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